sabato 25 maggio 2013

Favelloni apre le sue strade colorate al turismo scolastico regionale



Il 3 Maggio  a  Favelloni di Cessaniti, il famoso “Paese dei murales”, gli alunni della scuola media di Catanzaro, assieme ai loro professori, hanno visitato i numerosi murales di Favelloni  guidati da Demetrio Rosace, ideatore, fondatore  e presidente dell’Associazione Favelloni Murales onlus,  commentando, murales per murales, il loro significato artistico più profondo, illustrando gli artisti presenti con le loro opere. Demetrio Rosace, visibilmente soddisfatto per l’interesse che hanno dimostrato i giovani studenti catanzaresi verso l’arte dei murales, ha voluto lanciare un appello a tutte le scuole, di ogni ordine e grado, della regione Calabria: “venite a Favelloni,  visitate questo meraviglioso piccolo paese con i suoi tanti murales, definito da anni una galleria d’arte a cielo aperto”. Rosace, inoltre, con il suo ristorante “Pueblo Espanol Murales club” ha ideato un menù speciale  per gli studenti per venire incontro alle esigenze logistiche e di accoglienza. “In tempo di crisi come questo, ha aggiunto Rosace, è preferibile una gita scolastica a Favelloni visitando i murales, per una giornata di arte, cultura e divertimento, con un costo davvero modesto, anziché pensare alle costose gite fuori regione”. Per le scuole ed eventuali gruppi, anche di anziani, che vogliono effettuare la visita del paese dei murales si può contattare direttamente Demetrio Rosace al numero 3348130484 o al 0963501141.
Franco Vallone

Samo, Sant'Ilario e Briatico: decisa una proroga del commissariamento per infiltrazioni mafiose

IL consiglio dei Ministri ha prorogato lo scioglimento, per infiltrazioni della 'ndrangheta, di tre comuni calabresi. Si tratta di Samo e Sant'Ilario dello Ionio, in provincia di Reggio Calabria, e di Briatico, in provincia di Vibo Valentia. 

 Il governo decide di prolungare ll'amministrazione controllata che era scattata nel 2012 al fine, spega palazzo Chigi, «di consentire il completamento delle operazioni di risanamento e di ripristino della legalità» nelle istituzioni in cui è stato rilevato condizionamento della 'ndrangheta


La decisione, secondo quanto si legge nel comunicato finale della riunione di oggi del governo, è stata presa «al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento e di ripristino della legalità in alcune istituzioni locali nelle quali sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata».
Lo scioglimento delle amministrazioni comunali di Briatico e Samo era stata decretata nel gennaio 2012, in seguito alle relazioni delle commissioni d'accesso agli atti. Pochi mesi dopo era toccato a Sant'Ilario.

mercoledì 17 aprile 2013

Cade da scogliera, si salva dopo un volo di 60 metri


 http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/712322/Cade-da-scogliera--si-salva.html

 Il fatto è accaduto a Briatico, protagonista una donna romena di 45 anni. La donna è stata ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Lamezia Terme. I carabinieri stanno cercando di appurare se si sia trattato di un incidente o se si sia gettata

 - Ha fatto un volo di 60 metri ma si è salvata pur riportando diverse fratture. Protagonista una donna romena di 45 anni, caduta da una scogliera a Briatico. La donna è ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Lamezia Terme (Catanzaro). I carabinieri stanno cercando di appurare se si sia trattato di un incidente o se si sia gettata. I soccorsi dei vigili del fuoco, complicati dalla morfologia del terreno, si sono conclusi dopo un’ora.

mercoledì 27 marzo 2013

Consiglio ministri scioglie tre Comuni

(ANSA) - CATANZARO, 27 MAR - Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo scioglimento, ai sensi della normativa antimafia, dei Comuni di Melito Porto Salvo, Siderno e San Calogero.


Prorogato per sei mesi lo scioglimento del consiglio comunale di Nardodipace. Il Comune di Melito Porto Salvo era stato sospeso il 25 febbraio scorso e quello di Siderno il 28 giugno del 2012.

Nel settembre del 2012 era stato disposto l'accesso antimafia nel Comune di San Calogero.

Cosca Mancuso Ecco tutti i nomi degli arrestati

Sono 35 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda eseguite, sulle 38 emesse, nel corso dell'operazione congiunta condotta dalla squadra mobile, dal Ros dei carabinieri e dai finanzieri del Gico di Catanzaro nell'ambito di un'inchiesta sulla cosca Mancuso di Limbadi.

http://www.gazzettadelsud.it/news//40283/Cosca-Mancuso--Ecco-i-nomi.html 

Cosca Mancuso
Ecco tutti i nomi  
degli arrestati 
 
Ventiquattro ordinanze sono state emesse nei confronti di persone già sottoposte a fermo nella precedente operazione condotta il 7 marzo scorso e 23 sono state eseguite. Resta irreperibile Mario De Rito, di 39 anni, che era già sfuggito al fermo. Le persone cui l'ordinanza è stata notificata in carcere sono: Pantaleone Mancuso (67), detto "luni vetrinetta"; Giovanni Mancuso (72); Giuseppe Mancuso (36); Antonio Maccarone (34); Antonio Cuturello (23); Giovanni D'Aloi (47); Giuseppe Costantino (47); Fabio Costantino (36); Damian Zbigniew Fialek (36); Antonio Pantano (56); Francesco Tavella (43); Orazio Cicerone (40); Antonino Castagna (63); Giuseppe Raguseo (35); Agostino Papaianni (62); Leonardo Cuppari (39); Bruno Marano (32); Antonio Mamone (45); Antonino Scrugli (37); Gabriele Bombai (43); Salvatore Accorinti (39); Giovanni Antonio Paparatto (40); Antonio Prestia (45). Le nuove ordinanze sono state eseguite nei confronti di Domenico De Lorenzo (23); Gaetano Muscia (49); Antonio Mancuso (75), già detenuto per altra causa; Pantaleone Mancuso (52), detto "luni scarpuni", già detenuto per altra causa; Nicola Angelo Castagna (31); Filippo Mondella (40); Antonio Velardo (36), già detenuto per altra causa; Ercole Antonio Palasciano (52); Francesco Colacino (55); Domenico Musarella (38); Francesco Maria L'Abbate (37); Giuseppe Ierace (52). Sono irreperibili Genry James Fitsimons (64) e Manuel Nunzio Callà (27). (ANSA).

domenica 24 marzo 2013

Vibo, emergenza per le infiltrazioni criminali Molti Comuni rischiano l'accesso antimafia

Il prefetto convoca per mercoledì 27 marzo il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica dopo le ultime inchieste contro la 'ndrangheta. Rischiano di essere travolte le amministrazioni di Parghelia e Tropea e quelle di Limbadi, Ricadi e Joppolo. Ma non sono escluse soprese

Vibo, emergenza per le infiltrazioni criminali
Molti Comuni rischiano l'accesso antimafia
La prefettura di Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Il prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, ha convocato per mercoledì 27 marzo in prefettura il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per esaminare la situazione di alcune amministrazioni comunali del vibonese. Molti Comuni, anche di grandi dimensioni in tutta la provincia, potrebbero subire la visita della commissione d'accesso, alla luce dei recenti sviluppi investigativi.
La riunione si è resa necessaria dopo l’inchiesta della Dda di Catanzaro, denominata «Black money», che nei giorni scorsi ha portato a numerosi fermi fra le fila del clan Mancuso di Limbadi, poi convalidati dal gip, ipotizzando anche condizionamenti nel voto ed ingerenze della criminalità in diversi enti comunali. 
All’attenzione della prefettura, ci sono almeno cinque amministrazioni comunali, tre richiamate negli atti dell’operazione «Black money», vale a dire Limbadi, Ricadi e Joppolo, due nell’inchiesta denominata «Peter Pan», cioè i centri di Parghelia e Tropea. L’elenco dei Comuni del Vibonese «attenzionati» dalla locale prefettura comprenderebbe però anche altre amministrazioni comunali e novità importanti in tal senso potrebbero arrivare già la prossima settimana. 

sabato 9 marzo 2013

Uomini e ruoli per rafforzare il potere del clan

La Dda traccia l’organigramma e l’assetto delle forze messe in campo dalla cosca di Limbadi per non perdere “terreno” nella gestione degli affari. Le redini dell’organismo centrale di controllo nelle mani dei fratelli Pantaleone, Antonio e Giovanni Mancuso.

 http://www.gazzettadelsud.it/news//37605/Uomini-e-ruoli-per--.html

Uomini e ruoli per 
rafforzare il 
potere del clan 
 
Associazione mafiosa. Questo il reato contestato a 23 indagati su 24, destinatari del provvedimento di fermo della Dda di Catanzaro emesso nell’ambito dell’operazione denominata “Black Money”. Ognuno degli indagati si sarebbe adoperato per il rafforzamento del clan Mancuso, il cui «organismo centrale di controllo» – così definito dagli inquirenti – sarebbe diretto in qualità di capi e promotori dai fratelli Pantaleone Mancuso, 66 anni, detto “Vetrinetta”, Antonio Mancuso, 75 anni, Giovanni Mancuso, 72 anni, tutti «gerarchicamente sovra-ordinati » rispetto agli altri adepti aderenti, secondo l’accusa, alla cosca. A sostituire Pantaleone Mancuso nei periodi di assenza, per carcerazioni o altro, sarebbe stato invece il figlio Giuseppe, 36 anni, «con compiti decisionali e pianificatori dell’attività illecita del sodalizio mafioso, anche in relazione alla gestione del patrimonio accumulato attraverso le attività illecite del sodalizio». Ad occuparsi della programmazione degli omicidi e dei fatti di sangue per conto dell’intero clan di Limbadi ci avrebbe pensato Pantaleone Mancuso, 52 anni, alias “Scarpuni”, arrestato nei giorni scorsi per l’omicidio di Francesco Scrugli. A programmare invece le attività estorsive e ad individuare le modalità attraverso le quali riciclare il denaro sporco sarebbero stati Giuseppe Raguseo, 35 anni, di Rosarno, imparentato con Cosmo Michele Mancuso, e Agostino Papaianni, 62 anni, di Joppolo, già emerso nelle inchieste “Dinasty”e“Minosse 2”. A gestire gli affari illeciti, principalmente estorsioni ed usura, della cosca Mancuso anche in provincia di Catanzaro sarebbe stato poi delegato, col ruolo di «capo promotore del gruppo», Giovanni D’Aloi, 47 anni, di San Calogero. Di tale gruppo diretto da D’Aloi avrebbero fatto parte Gaetano Muscia di Tropea, già detenuto per altro, Giuseppe Costantino, 47 anni, originario di Nicotera ma residente a Vibo, Fabio Costantino, 36 anni, di Nicotera, Damian Fialek, 36, polacco residente a Sant’Angelo di Drapia, Antonio Pantano, 56 anni, di Ricadi, Francesco Tavella, 45 anni, di Porto Salvo. Antonio Maccarone, 34 anni, è stato invece fermato con l’accusa di aver svolto il ruolo di intestatario fittizio di beni riconducibili al genero Pantaleone Mancuso (cl. ‘47), rapportandosi con gli adepti a cosche subordinate ai Mancuso e con imprenditori turistici, mentre l’imprenditore Antonino Castagna, 63 anni, di Ionadi, già coinvolto nell’inchiesta “Dinasty 2”, avrebbe svolto per conto di Antonio Mancuso il ruolo di intermediario nelle operazioni dirette a sottoporre ad estorsione altri imprenditori. A sovrintendere all’operato dei soggetti della cosca dediti all’usura ed alle estorsioni ci avrebbe pensato anche Orazio Cicerone, 40 anni, nipote di Antonio Mancuso, mentre il ruolo di “alter ego” di Pantalone Mancuso, alias “Scarpuni”, sarebbe stato affidato a Nunzio Manuel Callà, irreperibile dall’operazione “Gringia”, e preposto a custodire le armi del clan. Al controllo della zona di Vena di Ionadi per conto di Giovanni Mancuso avrebbe poi pensato Mario De Rito, 39 anni, di Ionadi, già coinvolto nell’operazione “Odissea”. De Rito si sarebbe occupato in particolare del recupero delle somme date in prestito mantenendo diretti rapporti con gli imprenditori sottoposti al clan Mancuso. Autista di Giuseppe Mancuso, nonché partecipe al gruppo con funzioni operative, il ruolo svolto da Antonio Cuturello, 23 anni, di Limbadi, con Leonardo Cuppari, 39 anni, accusato di essersi poi occupato di far ottenere finanziamenti alle imprese di Papaianni. Legato a Papaianni e Raguseo anche Bruno Marano, 32 anni, di San Nicola De Legistis, mentre il ruolo di “cassiere” degli assegni frutto dei presunti traffici illeciti di Papaianni sarebbe stato ricoperto da Antonio Mamone, 45 anni, di Tropea. L’intestatario fittizio delle imprese di cui Papaianni si serviva per imporre generi alimentari ed altri prodotti (Smecal) viene indicato in Antonino Scrugli, 37 anni di Tropea, mentre Gabriele Bombai, 43 anni, di Tropea e Salvatore Accorinti, 39 anni, pure lui di Tropea, vengono indicati come organici al clan Mancuso con funzioni operative nella gestione delle attività commerciali e nel “recupero crediti”. In qualità di «tecnico del Comune di Ricadi», col compito di fornire al clan il supporto necessario, avrebbe poi agito Giovanni Paparatto, 40 anni, «occupandosi di tutelare gli interessi delle imprese riferibili al gruppo, tenendo contatti con professionisti e funzionari per ottenere vantaggi per le aziende mafiose». Delineati i ruoli degli indagati nel contesto associativo che ruota attorno al clan Mancuso, reati legati alla detenzione illegale di armi e munizioni vengono contestati a Giuseppe Mancuso, Antonio Cuturello, Antonio Campisi (quest’ultimo non raggiunto dal provvedimento di fermo), Giuseppe Costantino, Orazio Cicerone, Giovanni D’Aloi, Antonio Pantano. Per tale fattispecie delittuosa legata alle armi – in prevalenza fucili – la Dda non ha disposto il provvedimento di fermo. L’apposizione di una catena ed un lucchetto al cancello della proprietà della famiglia Zoccali di Limbadi, avvenuta nel 2010, costa quindi l’accusa di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose a Giuseppe Mancuso. Passando alle estorsioni, aggravate dal metodo mafioso, Antonio Mancuso è accusato di aver costretto Domenico Polito, padre del collaboratore di giustizia di Tropea, Eugenio William Polito, 31 anni, a consegnargli 150mila euro o una villetta già rifinita dopo che lo stesso Polito aveva acquistato un terreno edificabile a Santa Domenica di Ricadi. L’evento non si sarebbe verificato per «cause indipendenti dalla volontà dell’autore». Altra estorsione aggravata dall’art. 7 della legge antimafia viene contestata a Giovanni Mancuso. In questo caso la vittima, con minacce ai figli e l’intenzione di “sparargli la casa”, sarebbe stata nel 2004 l’imprenditore di Briatico Giuseppe Grasso, costretto a pagare interessi usurai per un prestito di 50mila euro erogato dallo stesso Mancuso. Giuseppe Grasso e la moglie Francesca Franzè sarebbero anche state vittime di Antonio Mancuso, al quale viene contestato il reato di violenza privata, aggravata dalle modalità mafiose, in quanto avrebbe prospettato ai due coniugi «un danno peggiore di quello già prospettato da Mancuso Giovanni» se solo avessero sporto denuncia per i fatti dei quali erano vittime.

di Giuseppe Baglivo