domenica 30 dicembre 2012

Pd, i risultati delle primarie per il parlamento Ecco chi vince nelle cinque province

Pd, i risultati delle primarie per il parlamento
Ecco chi vince nelle cinque provinceSONO stati chiusi alle 21 i seggi per le primarie dei parlamentari del Partito democratico. La Calabria è andata al voto (tra le polemiche) insieme ad altre 8 Regioni - Abruzzo, Alto Adige, Campania, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte e Umbria - mentre domenica si voterà nella rimanenti. Sono stati allestiti quasi lo stesso numero di seggi delle primarie del 25 novembre. Ed è lì che sono scattate le operazioni di scrutinio, con i dati che poi confluiscono nelle segreterie provinciali e da lì nel coordinamento di Lamezia Terme.

D'ATTORRE PRIMEGGIA NEL CATANZARESE - I primi risultati ufficiali riguardano la provincia di Catanzaro, dove hanno votato in tutto 9.615 persone. Due terzi di esse hanno indicato tra le due preferenze il nome del commissario regionale Pd, la cui candidatura aveva suscitato tensioni nel partito. D'Attorre ha riscosso per la precisione 6.310 voti. Dietro di lui Doris Lo Moro con 4.446 preferenze. A seguire. Chiara Macrì con 2.926, Arturo Bova 2.743, Fernanda Gigliotti con 1.051, Vittoria Butera 809.

ROSY BINDI PASSA A REGGIO - Rosy Bindi supera lo scoglio delle primarie in provincia di Reggio Calabria. Lo spoglio non è stato ancora ultimato ed i risultati sono parziali, ma secondo quanto riferito da ambienti del Pd, la presidente del Partito supera le primarie insieme al consigliere regionale Demetrio Battaglia.

BRUNO BOSSIO FIRST LADY DI CALABRIA - La first lady calabrese, però, non è la leader nazionale mandata da Roma. I dati ufficiali della provincia di Cosenza riferiscono che Enza Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo, dirigente storica del Pd calabrese e membro del direttivo nazionale, ha raccolto infatti 10.613 preferenze. E' lei, quindi il candidato più votato di tutta la regione. Al secondo posto nel Cosentino, il supporter di Renzi Ernesto Magorno, sindaco di Diamante e sostenuto da Sandro Principe: si è aggiudicato 7.285 voti. Terza è un'altra donna, Stefania Covello, figlia dell'ex senatore Franco, alla quale sono andate 6.720 preferenze. Per il quarto posto, Bruno Villella ha superato di poche centinaia di voti Franco Laratta: 5.161 per l'ex coordinatore provinciale, 4.851 per il deputato uscente. Seguono Valeria Capalbo (3.863 voti) e il consigliere ed ex assessore regionale Mario Maiolo (3.220 voti). In coda, Luigi Guglielmelli (2.265 voti), Daniela De Marco (2.261), Giovanni Manoccio (2.058), Giuseppe Terranova (1.485).

COSENZA, ANCORA VELENI - Come nella contesa nazionale, però, anche stavolta è Cosenza a rivelarsi fonte di veleni per il Pd. «Doveva essere una festa di partecipazione, purtroppo le tante irregolarità hanno rovinato questa consultazione democratica» sostiene, in una nota, Mario Maiolo.   «E' stato l’epilogo della conduzione antidemocratica e non trasparente della federazione provinciale del Pd. Irregolarità si sono registrate nel tesseramento 2011 e 2012, nella redazione dell’Albo degli elettori, di fatto inesistente, e, quindi, indisponibile alla consultazione da parte dei candidati al pari dell’elenco dei tesserati, nella organizzazione dei seggi e nelle operazioni di voto. Ho atteso responsabilmente l’esito delle primarie solo per dimostrare che la mia battaglia di democrazia, legalità e trasparenza non fosse legata alla indisponibilità a sottopormi al meccanismo delle primarie, ancorchè illegittime per come hanno giustamente e pubblicamente denunciato gli amici Cesare Marini e Rosetta Console. Nella giornata di domenica presenterò formale ricorso alla Commissione di Garanzia Regionale e Nazionale e al Comitato Nazionale Elettorale».

A VIBO SI IMPONE CENSORE - Censore vince a Vibo, con De Nisi che insegue. Il dato finale di tutte le sezioni provinciali riferisce di 5.458 preferenze per il consigliere regionale, 4.547 per l'ex presidente della Provincia. Seguono Tania Ruffa, prima delle donne con 2.272 voti; Teresa Esposito con 2.257; Caterina Calabrese con 1.203.

CROTONE, ESULTA OLIVERIO -  Nel Crotonese fa festa Nicodemo Oliverio. Ha ottenuto 8.257 preferenze sugli 8.547 voti validi. Il secondo candidato, Serafina Demme, ha ottenuto 2.645 voti ed il terzo, Marianna Caligiuri, 2.076.  «Il risultato straordinario di Crotone e provincia è un premio al lavorio per il territorio, un riconoscimento per l’impegno speso a sostegno delle ragioni di una comunità che vuole orgogliosamente alzare la testa»  afferma il parlamentare del Pd , capogruppo in Commissione agricoltura alla Camera, che ha rivendica un rotondo successo.

LA ROSA DEI POSSIBILI CANDIDATI - Ricordiamo che sono dieci le posizioni utili in lista su quindici (5 sono a discrezione di Bersani) e le candidature seguiranno questo schema: 4 a Cosenza, 2 a Catanzaro, 2 a Reggio, 1 a testa a Crotone e Vibo. Quindi i risultati di queste consultazioni aprirebbero lo spazio alla candidatura di Enza Bruno Bossio, Magorno, Covello, Villella a Cosenza; Oliverio a Crotone; D’Attorre e Lo Moro a Catanzaro; Censore a Vibo; Battaglia e la Bindi a Reggio. Ma altri potrebbero essere ripescati se Bindi e D’Attorre dovessero essere scelti per entrare nella quota di Bersani.

sabato 29 dicembre 2012

PROVINCIA, APPROVATO BILANCIO DI PREVISIONE 2012



"Ciclone" Ciclosi a Vibo Valentia: "Ridare dignità alla PA e ricostruire il feeling con i cittadini". Ecco le ricette per uscire dal "buco" del neo Commissario Prefettizio di stanza a palazzo "Ex Enel".


Ora che lo straordinario pare possa ritornare ad essere ordinario, alla Provincia si ritorna a fare i conti con un futuro meno incerto di come si presentava appena un mese fa. Certo, l’approvazione del bilancio di previsione 2012 di ieri pomeriggio rimane pur sempre una previsione, ma la questione, ora che l’ente è nelle mani di Mario Ciclosi e dei suoi collaboratori, Rosa Maria Luzza, Luigi Pontuale, più il neo-dirigente agli Affari Finanziari, Domenico Macrì, pare abbia assunto quantomeno una parvenza di trasparenza e sensibilità. Giusto perché un tecnico non deve rispondere alla politica o alle esigenze personali della stessa, motivo tra l’altro pregnante della caduta dell’amministrazione De Nisi, magari potendo concentrarsi finalmente a ristabilire “quel feeling perso - usando le parole di Ciclosi - con i cittadini”. E per chi pensava ad una spending review lacrime e sangue, con abbattimenti orizzontali di servizi e personale, deve invece oggi ricredersi e dare un minimo di fiducia alla terna commissariale di stanza a palazzo “Ex Enel”, vista la mole di lavoro effettuata in soli pochi giorni, programmata più che altro sul rientro dei diversi crediti vantati e mai pretesi negli anni. Ovviamente la parola “risparmio” è il punto di partenza, soprattutto se si pensa alle recenti riduzioni dei trasferimenti dal Governo. Ma è pur vero che questa “cresta” non sarà netta e sprovveduta, in quanto semplicemente verrà dato ordine alle confusionarie gestioni recenti e passate. E di confusione ce n’è parecchia, dove la pomposa e famosa pianta organica conferma di fatto le aspettative tanto da essere la più pesante, con il suo 41 per cento, tra le spese correnti. Salteranno così la poltrona del Direttore Generale e i suoi 175 mila euro, il personale a tempo determinato e i loro 418 mila euro circa e i dirigenti a tempo determinato per un totale di 705 mila euro circa di economia annuali; inoltre la cosiddetta “politica delle entrate” andrà a toccare quei settori ad oggi rimasti quasi immacolati, come il censimento di tutte le insegne pubblicitarie allocate sulle strade provinciali, l’attivazione di tutte le procedure legali previste per il recupero di ogni altro tipo di credito non tributario, il recupero di tutte le somme dovute dai Comuni, il recupero del Cosap, la razionalizzazione dei costi sostenuti per la telefonia, l’eliminazione dei contributi, la revoca di tutti i contratti assegnati gratuitamente a terzi. Il tutto per garantire l’altra politica, ovvero quella della spesa e che tradotto significa più manutenzione delle strade, dove pare ci sia l’intenzione di far ruotare il personale anche nel settore in questione, pagamenti dei copiosi debiti con i creditori, partendo già dal riconoscimento e dalla ricognizione, salvaguardia e manutenzione delle scuole. In più, l’ente si appresterà pure a ristabilire un principio vero di legalità come la costituzione di parte civile in tutti i processi penali, civili e contabili in cui sono coinvolti dipendenti, dirigenti e amministratori. Un modo, forse l’unico, per “riappropriarsi dell’autorevolezza, della credibilità e dell’affidibilità” smarrita e che, d’altra parte, hanno generato nell’opinione pubblica quel senso di sfiducia nella pubblica amministrazione.Un lavoro che può rappresentare la svolta per una Provincia come quella di Vibo Valentia “salvata” recentemente dal fallimento politico prima e dal dietro-front sull’abolizione poi. Tante, e in poche settimane, sono state le misure adottate in linea con i propositi di Ciclosi, il quale ha confermato la piena volontà di “progettare al meglio il prossimo futuro”, dando così delle indicazioni accorte di gestione dei bilanci alla politica che verrà. “Tutti i cittadini, - ha aggiunto il commissario prefettizio - grazie a questi interventi, devono capire non solo dove sta il risparmio, ma soprattutto dove va a finire”. Si respira, dunque, un’aria nuova e l’approvazione del bilancio, con metodi tra l’altro di assoluta normalizzazione gestionale, ne è la prova assieme alla puntualità di orario, mai rispettata in precedenza, con la quale la terna ha accolto i giornalisti.

Angelo De Luca

venerdì 28 dicembre 2012

Nave dei veleni, è di nuovo mistero

Dopo alcune rogatorie internazionali l'India smentisce che la Cunsky sia stata demolita nel porto di Alang. Dda al lavoro per capire chi e perché ha falsificato le certificazioni


Nave dei veleni, è di nuovo mistero
Il relitto rinvenuto nei fondali di Cetraro


La “nave dei veleni” riemerge dall'oblio in cui era finita dopo che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro aveva chiesto e ottenuto l'archiviazione dell'indagine aperta dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti. Il pentito, deceduto il 5 dicembre scorso, aveva raccontato di aver fatto inabissare il mercantile Cunsky al largo di Cetraro con la stiva carica di rifiuti tossici. Gli accertamenti della Procura erano, però, terminati davanti a due dati che apparivano, almeno fino a qualche giorno fa, incontrovertibili: il relitto trovato nel Tirreno cosentino appartiene al piroscafo Catania affondato da un U-boat tedesco durante la prima guerra mondiale; ma soprattutto la Cunsky era stata demolita il 23 gennaio 1992 nel porto indiano di Alang. Caso chiuso, e invece...
Succede che nelle settimane scorse giunge l'esito di alcune rogatorie internazionali. L'autorità indiana mette nero su bianco che la nave non solo non è mai stata rottamata nel porto di Alang, ma non è mai giunta sulle coste indiane. Insomma, i registri trasmessi alla Dda catanzarese erano sbagliati, forse addirittura falsificati.
Gli inquirenti calabresi sono già al lavoro. Da quanto si apprende, nel registro degli indagati sarebbero stati iscritti alcuni nomi con l'ipotesi di falso, tecnici e dirigenti della Marina mercantile che avrebbero trasmesso ai magistrati della Dda le certificazioni rivelatesi adesso fasulle.
'Ndranghetista con il grado di “vangelo”, Francesco Fonti nel 2003 inizia a parlare delle cosiddette “navi dei veleni”. Le notizie in suo possesso vengono racchiuse in un memoriale che consegna alla Procura nazionale antimafia. In vari verbali, e non senza contraddizioni, Fonti dichiarò d'aver utilizzato dell'esplosivo, con la complicità del clan Muto di Cetraro, per inabissare tre imbarcazioni cariche di scorie: la "Cunsky" davanti alle coste di Cetraro, la "Yvonne A" al largo di Maratea, e la "Voiaris Sporadis" al cospetto delle spiagge di Genzano. Il fascicolo aperto dall'Antimafia catanzarese portò all'iscrizione nel registro degli indagati di quattro persone: Fonti, il boss Franco Muto, Giuseppe Scipio Marchetti, genero di Muto, e Delfino Luceri. Sul tratto di mare di fronte Cetraro iniziò una vasta campagna di analisi. I dati tecnici raccolti esclusero la presenza di radioattività e indicarono quel relitto come appartenente alla nave passeggeri Catania, affondata durante la prima guerra mondiale, nel 1917, da un sommergibile. Per la Procura, inoltre, le dichiarazioni di Fonti sarebbero «così stridentemente contrastanti» tra loro da far ritenere il racconto «pura e semplice "invenzione"». I magistrati conclusero quindi che il pentito sarebbe stato estraneo al «fenomeno criminale», da lui stesso descritto. Gli inquirenti non negarono la possibilità che la 'ndrangheta abbia fatto ricorso alle “navi dei veleni” per smaltire illegalmente rifiuti. Che però ciò sia avvenuto nella costa tirrenica calabrese «rappresenta, allo stato, una illazione che non trova alcun riscontro in fatti concreti».
Ora, però, uno dei pilastri su cui poggiava l'archiviazione sembra venir meno. L'interrogativo adesso è quello di capire chi e perché abbia falsificato gli atti trasmessi alla Procura e soprattutto che fine abbia fatto realmente la motonave Cunsky.

Rifiuti radioattivi e finti naufragi di navi

Il misterioso affondamento di tre imbarcazioni riapre il caso dei veleni finiti in fondo al mare: la “Mikigan”, la “Rigel” e la “Four Star”. Trasportavano polvere di marmo. I pentiti Fonti e Di Giovine e il “giallo” insoluto della “Cunsky”.

 

Rifiuti radioattivi e 
finti naufragi di navi 
 
Un vecchio “trucco”. Usato per nascondere un immondo traffico. Un “trucco” adoperato nelle acque del Mediterraneo come in quelle dell'Oceano Atlantico per confondere investigatori pignoli e modernissimi strumenti di ricerca. Lo stratagemma adoperato tra gli anni ’80 e ’90 in giro per i mari del mondo ha il nome di una sostanza apparentemente insignificante: la polvere di marmo. Una sostanza capace di schermare le scorie radioattive. Di limitarne la devastante capacità inquinante durante il trasporto e di renderle invisibili ai rilevatori durante i controlli nei porti. Una polvere che, dalle carte d’imbarco, risultava custodita in grandi quantità nelle stive di alcune navi affondate in circostanze sospette nel Mediterraneo tra il 1986 e l’88. Tre sono colate a picco in acque internazionali, davanti alle coste calabresi: la “Mikigan” il 31 ottobre del 1986; la “Rigel” il 21 settembre 1987; e la “Four Star I” il 9 dicembre 1988. La prima era partita dal porto di Marina di Carrara, la seconda pure, la terza, invece, proveniva da Barcellona (Spagna). La “Mikigan” rimase a galla per dodici ore, la “Rigel” per diciotto; l’altra, battente bandiera dello Sri Lanka, finì sui fondali del mar Jonio in circostanza mai completamente ricostruite e in un punto non individuato.

http://www.gazzettadelsud.it/news/28230/Rifiuti-radioattivi-e---finti-naufragi-di-navi.html?utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook

giovedì 27 dicembre 2012

Lamezia Terme, scoppia l'allarme rifiuti e al Comune cresce la preoccupazione

 http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/709872/Lamezia-Terme--scoppia-l-allarme.html
 
 
 
Il sindaco di Lamezia Gianni Speranza attraverso un comunicato stampa ha annunciato che, alla luce della chiusura dell'impianto della Daneco di San Pietro Lametino, sono in corso di valutazione delle soluzioni da porre in essere in tempi estremamente rapidi con l'obiettivo «di porre fine al degrado»
 
 
Lamezia Terme, scoppia l'allarme rifiuti
e al Comune cresce la preoccupazione 
 
 
LAMEZIA TERME (CZ) – «Da più giorni la situazione che riguarda la raccolta dei rifiuti nella nostra città, come nel resto della regione, è drammatica. L'Amministrazione comunale di Lamezia Terme, in continuo contatto con il commissario per l’Emergenza ambientale e con il Prefetto, sta valutando soluzioni immediate per porre fine al degrado». Lo si legge in una nota del Comune. «Le problematiche - è scritto – sono emerse a seguito della chiusura dell’impianto di lavorazione e selezione Daneco di San Pietro Lametino e del ridotto conferimento nella discarica privata di Pianopoli. Il sindaco – continua la nota – preoccupato per i gravi disagi che i cittadini stanno vivendo, qualora gli organi sovra comunali (Ufficio del Commissario e Regione Calabria), che hanno la responsabilità degli impianti e delle discariche, non normalizzassero la situazione nelle prossime ore, deciderà, di concerto con l’Ufficio Ambiente del Comune e con la Lamezia Multiservizi, di prendere provvedimenti eccezionali al fine di evitare il rischio di un’emergenza sanitaria».

Il Quotidiano della Calabria .it giovedì 27 dicembre 2012 19:01

PD Coordinamento approva

liste candidati

Approvata all'unanimità la rosa di candidature, che risulta così composta: Alfredo D'Attorre, Arturo Bova, Doris Lo Moro, Chiara Macrì, Fernanda Gigliotti e Vittoria Butera.

Coordinamento
approva liste
candidati
Si è svolta la riunione del Coordinamento politico della provincia di Catanzaro per definire la rosa di candidature alle primarie per i parlamentari PD del 29 dicembre 2012. "In conclusione - è scritto in una nota del Pd - il Coordinamento ha approvato all'unanimità la rose di candidature, che risulta così composta: Alfredo D'Attorre, Arturo Bova, Doris Lo Moro, Chiara Macrì, Fernanda Gigliotti e Vittoria Butera". "La riunione formale dell'organismo - prosegue la nota - ha fatto seguito a un percorso ampio di discussione, che ha coinvolto le principali rappresentanze istituzionali, i sindaci del territorio, il gruppo dirigente più largo del partito, i segretari di circolo e i coordinatori cittadini. L'introduzione di Salvatore Scalzo ha messo in evidenza la necessità di approdare a scelte che assicurino, in particolare per la città di Catanzaro, chiamata alla competizione elettorale del 20-21 gennaio, il grado massimo di consapevolezza unitaria e di coinvolgimento del gruppo dirigente nazionale. In questo quadro, il Coordinamento ha chiesto ad Alfredo D'Attorre di confermare la sua disponibilità a una candidatura nella provincia di Catanzaro, nell'ottica di caratterizzare con una presenza autorevole e riconosciuta lo sforzo unitario di larga parte del gruppo dirigente. L'impegno diretto di D'Attorre nelle primarie a Catanzaro è stato ritenuto la garanzia più solida di un rapporto forte fra il territorio e il gruppo dirigente nazionale in vista delle imminenti scadenze amministrative e politiche. Il Coordinamento ha espresso unitariamente apprezzamento per la scelta di D'Attorre di mettersi al servizio di questo progetto in un passaggio così importante per i destini del capoluogo di Regione. Sulla base di una condivisione di questo ragionamento politico, Valerio Donato, Giuseppe Pitaro e Pasqualino Mancuso hanno rinunciato alla loro candidatura". "Il Coordinamento - è scritto nella nota - ha altresì condiviso pienamente l'auspicio avanzato da Salvatore Scalzo e Alfredo D'Attorre che il gruppo dirigente di Catanzaro possa arrivare all'indicazione di una personalità autorevole della società civile, legata al territorio di Catanzaro, da indicare alla Direzione del partito per la composizione della quota nazionale delle liste PD per le elezioni politiche". (ANSA)
 

mercoledì 26 dicembre 2012

BRIATICO SPROFONDA E I POLITICI...

Ma Andrea Niglia ribattezzato "o' professore", i Vallone all'epoca i "two brothers", i Massara detti "i cugini di campagna", Franco Prestia&friends autodefinitisi (ma solo per scherzo) "i rinnovatori" che fine hanno fatto?

Se fosse meglio stare in silenzio, apparendo – come dice
Wilde – magari pure “stupidi, anziché aprir bocca e fugare ogni dubbio”,
Briatico avrebbe in fondo anche ragione a chiudersi a riccio. Ma la storia,
qui, è molto diversa. E il silenzio più che una penitenza autoimposta per
purificarsi dai danni provocati sembra al contrario una pessima strategia di sotterfugi
mirata, guarda caso, al prossimo appuntamento elettorale. Pessima perché Briatico,
nell’attesa che i suoi eroi si rimettano in gioco, sta sprofondando nella desolazione
più totale, sbandando vorticosamente ad ogni problema. Dal più piccolo, come
una buca da coprire, al più grande, come una scuola da salvare. E i cittadini
si trovano soli, senza punti di riferimenti e Cristi da pregare, con l’amara
consapevolezza di stare pagando più dei diretti interessati quelle colpe “originali”
solo in piccola parte loro. Una situazione che, a seguito del dissesto
finanziario prima e dello scioglimento dell’amministrazione Prestia per
infiltrazioni mafiose dopo, si è palesata in tutte le sue debolezze,
sottolineando per l’ennesima volta l’inefficienza della politica e,
soprattutto, dei politici locali. Ci si chiede, dunque, che fine abbiano fatto
gli uomini e le donne di buona volontà in questo paese, specialmente adesso che
ai piedi della Torretta servirebbe una levata di scudi, uno scatto di orgoglio,
sia mai di appartenenza, per dire ad esempio “facciamo qualcosa”. O più
semplicemente “diciamo qualcosa”. Gli eroi dell’ancien régime briaticese pare
siano morti e sepolti da quasi un secolo, quando invece fino a ieri
proclamavano sogni di grandeur a forza 7. E così, i vari Andrea Niglia,
Vallone&family, Massara&family, lo stesso Franco Prestia e soci, attori
protagonisti dell’ultimo decennio “bianco nero” pare si siano dati alla
latitanza politica, in attesa, forse, di tempi migliori. Ovvero di tempi in cui
le casse comunali prosciugate da anni di malagestione saranno in parte risanate
e di tempi in cui il terreno sarà ancora più fertile per propinare ai cittadini
sogni ad oggi lasciati per eccesso di zelo nel cassetto. Un attesa che rischia,
però, di produrre un effetto contrario, specie se le facce che si
ripresenteranno saranno sempre le stesse, nonostante verginità apparentemente
nuove. Magari torneranno in pompa magna con i porti, la ristrutturazione del
borgo marinaro, il recupero della torre Saracena, vendita porta a porta di posti
di lavoro e molte altre cose tipiche del localismo. Magari. Ma nel frattempo, e purtroppo, il quotidiano è solo degrado e abbandono,
dove neanche i bambini hanno una scuola buona dove poter studiare. E i “bei tempi”
sono passati da un pezzo. Senza porti, senza valorizzazioni, senza amministrazione
e senza, soprattutto, una rinnovata coscienza collettiva. Con buona pace di
quell’austerity nata come finanziaria e finita come intellettuale. Aspettando nuove
elezioni, vecchi elettivi e vecchi elettori.

Angelo De Luca

Il Grillesque made in Vibo

Il comico genovese in città per presentarsi e presentare i "suoi". Tra gag, luoghi comuni e insulti.
 
Direttamente dal palco dei famosi “formaggini” di piazza Municipio, divenuti per un giorno il predellino ufficiale della, si spera, rivoluzione popolare vibonese, si è consumata la prima volta in città di Beppe Grillo. Attorniato da amici e parenti mai conosciuti prima d’ora, con la presenza di imbucati della seconda, il caro leader del dietro le quinte (ma poi nemmeno troppo) del Movimento Cinque Stelle ha rinfrescato anche qui idee e programmi dal classico sapore, dicono i detrattori, di populismo. Ma di populismo, ad essere sinceri, le sue parole non sono sembrate essere poi così tanto piene. Al massimo Grillo potrebbe essere incolpato di vendere sogni diversi dagli altri politici, perché a nessuno dei partiti italiani verrebbe mai in mente, per ragioni di pancia, dire di voler “presentare come presidente del Consiglio una mamma di tre figli” sol perchè governando bene la sua famiglia “saprà fare lo stesso con il Paese”. Fantasia allo stato puro, ma degna dell’abolizione dell’Imu paventata da qualcun altro. Le sue prime parole, il “belìn” più famoso d’Italia, le ha dedicate ai luoghi comuni, tipo la Salerno-Reggio, improvvisamente “non messa male – come dicono – quanto la viabilità interna”. “A Vibo – ha continuato -il racket è riuscito a mettere le mani sul fondo anti racket. È pazzesco”.E poi via con le battute politicamente scorrette con tanto di “vaffa” e “fuori dai…” che hanno strappato applausi dai tanti simpatizzanti assiepati sotto il prede-formaggino.
Sul carro dei vincitori…
C’è poco da fare: Beppe Grillo “acchiappa”. Ma per fortuna in politica lui non ci entrerà mai, lasciando spazio ad un endorsement che a Vibo Valentia, vedi recente guerra dei meet-up, ha ancora tanti punti interrogativi. E se ci entrerà sarà al massimo per stabilire una “dittatura sobria”. E nell’attesa, il padre putativo del M5S fa da garante al nuovo che avanza e che a Vibo Valentia ha un nome: Dalila Nesci, 26 anni da Tropea. La grillina neo-eletta in provincia ha diramato la sua personale lista della spesa: “raccolta differenziata e stop cemento”. Forse un po’ poco come presentazione; ma forse il prede-formaggino non è stato il palco ideale per lanciare il messaggio giusto. Intanto, però, la Nesci ha rassicurato tutti alla Luther King maniera: “ho un sogno …”.
Libertà di parola fino alla curva
Se la tivvù è il “punto g della donne”, la critica è il punto zero di Grillo. “Siete degli scemetti e dei vecchi” ha accusato il comico genovese a dei ragazzi del liceo Scientifico in vena di domande scomode sulla democrazia interna del movimento. Così, dopo queste parole, in pochi attimi si è scatenato un trambusto con tanto di pronto intervento delle forze dell’ordine e con Grillo che ha portato sul suo camper uno dei ragazzi per discutere e riappacificare l’accaduto. “Niente – ha poi commentato il giovane “scemetto” –lui è rimasto fermo sulle sue posizioni e non mi ha voluto dare spiegazioni”. Segno che il “Massacro tour” sta iniziando a produrre le prime controindicazioni.

Angelo De Luca

lunedì 24 dicembre 2012

Art. 21: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Così sancisce l'Art. 21 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, datata 1948 supportata successivamente dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ratificata in Italia nel 1955 in due articoli:

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.

L'Italia del dopoguerra, reduce del totalitarismo fascista, precorre di un anno l'enunciazione di tali diritti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo firmata a Parigi il 10 dcembre 1948.La Costituzione Italiana, frutto della passione politica di grandi uomini, Costituzionalisti e padri "fondatori" della democrazia italiana, viene infatti approvata in Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e stabilisce nell'Art.21 che:

-Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. 
-La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. 
-Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. 
-In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto. 
-La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.-Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
                         
Oggi, nell'epoca dei media, nella quale veniamo quotidianamente bombardati dalle informazioni, tante e tali che il giudizio personale viene spesso condizionato dai canali d'informazione che molto spesso assumono posizioni a favore delle correnti predominanti, a cui cercano di uniformare le masse, assistiamo talvolta a metodi di censura che si sono sempre più affinati nel tempo, proprio per non violare i sacrosanti diritti dei popoli di conoscenza e libertà di giudizio.

Pertanto un invito a riflettere attivamente su ciò che si legge (sempre meno) e a cui si assiste (sempre più) e a non restare passivi alle pseudoinformazioni che ci vengono somministrate,diventa sempre più di un auspicio per riprenderci la libertà di pensiero autonomo e individuale che sempre meno attecchisce tra la gente, stanca oggi pure di pensare e che da fiducia ai quali si spacciano di poterlo fare al suo posto.

E' sempre più vero dunque che "Quando  uno si informa è sempre più difficile prenderlo per il culo". (cit. M.T.)