mercoledì 26 dicembre 2012

BRIATICO SPROFONDA E I POLITICI...

Ma Andrea Niglia ribattezzato "o' professore", i Vallone all'epoca i "two brothers", i Massara detti "i cugini di campagna", Franco Prestia&friends autodefinitisi (ma solo per scherzo) "i rinnovatori" che fine hanno fatto?

Se fosse meglio stare in silenzio, apparendo – come dice
Wilde – magari pure “stupidi, anziché aprir bocca e fugare ogni dubbio”,
Briatico avrebbe in fondo anche ragione a chiudersi a riccio. Ma la storia,
qui, è molto diversa. E il silenzio più che una penitenza autoimposta per
purificarsi dai danni provocati sembra al contrario una pessima strategia di sotterfugi
mirata, guarda caso, al prossimo appuntamento elettorale. Pessima perché Briatico,
nell’attesa che i suoi eroi si rimettano in gioco, sta sprofondando nella desolazione
più totale, sbandando vorticosamente ad ogni problema. Dal più piccolo, come
una buca da coprire, al più grande, come una scuola da salvare. E i cittadini
si trovano soli, senza punti di riferimenti e Cristi da pregare, con l’amara
consapevolezza di stare pagando più dei diretti interessati quelle colpe “originali”
solo in piccola parte loro. Una situazione che, a seguito del dissesto
finanziario prima e dello scioglimento dell’amministrazione Prestia per
infiltrazioni mafiose dopo, si è palesata in tutte le sue debolezze,
sottolineando per l’ennesima volta l’inefficienza della politica e,
soprattutto, dei politici locali. Ci si chiede, dunque, che fine abbiano fatto
gli uomini e le donne di buona volontà in questo paese, specialmente adesso che
ai piedi della Torretta servirebbe una levata di scudi, uno scatto di orgoglio,
sia mai di appartenenza, per dire ad esempio “facciamo qualcosa”. O più
semplicemente “diciamo qualcosa”. Gli eroi dell’ancien régime briaticese pare
siano morti e sepolti da quasi un secolo, quando invece fino a ieri
proclamavano sogni di grandeur a forza 7. E così, i vari Andrea Niglia,
Vallone&family, Massara&family, lo stesso Franco Prestia e soci, attori
protagonisti dell’ultimo decennio “bianco nero” pare si siano dati alla
latitanza politica, in attesa, forse, di tempi migliori. Ovvero di tempi in cui
le casse comunali prosciugate da anni di malagestione saranno in parte risanate
e di tempi in cui il terreno sarà ancora più fertile per propinare ai cittadini
sogni ad oggi lasciati per eccesso di zelo nel cassetto. Un attesa che rischia,
però, di produrre un effetto contrario, specie se le facce che si
ripresenteranno saranno sempre le stesse, nonostante verginità apparentemente
nuove. Magari torneranno in pompa magna con i porti, la ristrutturazione del
borgo marinaro, il recupero della torre Saracena, vendita porta a porta di posti
di lavoro e molte altre cose tipiche del localismo. Magari. Ma nel frattempo, e purtroppo, il quotidiano è solo degrado e abbandono,
dove neanche i bambini hanno una scuola buona dove poter studiare. E i “bei tempi”
sono passati da un pezzo. Senza porti, senza valorizzazioni, senza amministrazione
e senza, soprattutto, una rinnovata coscienza collettiva. Con buona pace di
quell’austerity nata come finanziaria e finita come intellettuale. Aspettando nuove
elezioni, vecchi elettivi e vecchi elettori.

Angelo De Luca

Nessun commento:

Posta un commento