sabato 25 maggio 2013

Favelloni apre le sue strade colorate al turismo scolastico regionale



Il 3 Maggio  a  Favelloni di Cessaniti, il famoso “Paese dei murales”, gli alunni della scuola media di Catanzaro, assieme ai loro professori, hanno visitato i numerosi murales di Favelloni  guidati da Demetrio Rosace, ideatore, fondatore  e presidente dell’Associazione Favelloni Murales onlus,  commentando, murales per murales, il loro significato artistico più profondo, illustrando gli artisti presenti con le loro opere. Demetrio Rosace, visibilmente soddisfatto per l’interesse che hanno dimostrato i giovani studenti catanzaresi verso l’arte dei murales, ha voluto lanciare un appello a tutte le scuole, di ogni ordine e grado, della regione Calabria: “venite a Favelloni,  visitate questo meraviglioso piccolo paese con i suoi tanti murales, definito da anni una galleria d’arte a cielo aperto”. Rosace, inoltre, con il suo ristorante “Pueblo Espanol Murales club” ha ideato un menù speciale  per gli studenti per venire incontro alle esigenze logistiche e di accoglienza. “In tempo di crisi come questo, ha aggiunto Rosace, è preferibile una gita scolastica a Favelloni visitando i murales, per una giornata di arte, cultura e divertimento, con un costo davvero modesto, anziché pensare alle costose gite fuori regione”. Per le scuole ed eventuali gruppi, anche di anziani, che vogliono effettuare la visita del paese dei murales si può contattare direttamente Demetrio Rosace al numero 3348130484 o al 0963501141.
Franco Vallone

Samo, Sant'Ilario e Briatico: decisa una proroga del commissariamento per infiltrazioni mafiose

IL consiglio dei Ministri ha prorogato lo scioglimento, per infiltrazioni della 'ndrangheta, di tre comuni calabresi. Si tratta di Samo e Sant'Ilario dello Ionio, in provincia di Reggio Calabria, e di Briatico, in provincia di Vibo Valentia. 

 Il governo decide di prolungare ll'amministrazione controllata che era scattata nel 2012 al fine, spega palazzo Chigi, «di consentire il completamento delle operazioni di risanamento e di ripristino della legalità» nelle istituzioni in cui è stato rilevato condizionamento della 'ndrangheta


La decisione, secondo quanto si legge nel comunicato finale della riunione di oggi del governo, è stata presa «al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento e di ripristino della legalità in alcune istituzioni locali nelle quali sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata».
Lo scioglimento delle amministrazioni comunali di Briatico e Samo era stata decretata nel gennaio 2012, in seguito alle relazioni delle commissioni d'accesso agli atti. Pochi mesi dopo era toccato a Sant'Ilario.

mercoledì 17 aprile 2013

Cade da scogliera, si salva dopo un volo di 60 metri


 http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/712322/Cade-da-scogliera--si-salva.html

 Il fatto è accaduto a Briatico, protagonista una donna romena di 45 anni. La donna è stata ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Lamezia Terme. I carabinieri stanno cercando di appurare se si sia trattato di un incidente o se si sia gettata

 - Ha fatto un volo di 60 metri ma si è salvata pur riportando diverse fratture. Protagonista una donna romena di 45 anni, caduta da una scogliera a Briatico. La donna è ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Lamezia Terme (Catanzaro). I carabinieri stanno cercando di appurare se si sia trattato di un incidente o se si sia gettata. I soccorsi dei vigili del fuoco, complicati dalla morfologia del terreno, si sono conclusi dopo un’ora.

mercoledì 27 marzo 2013

Consiglio ministri scioglie tre Comuni

(ANSA) - CATANZARO, 27 MAR - Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo scioglimento, ai sensi della normativa antimafia, dei Comuni di Melito Porto Salvo, Siderno e San Calogero.


Prorogato per sei mesi lo scioglimento del consiglio comunale di Nardodipace. Il Comune di Melito Porto Salvo era stato sospeso il 25 febbraio scorso e quello di Siderno il 28 giugno del 2012.

Nel settembre del 2012 era stato disposto l'accesso antimafia nel Comune di San Calogero.

Cosca Mancuso Ecco tutti i nomi degli arrestati

Sono 35 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda eseguite, sulle 38 emesse, nel corso dell'operazione congiunta condotta dalla squadra mobile, dal Ros dei carabinieri e dai finanzieri del Gico di Catanzaro nell'ambito di un'inchiesta sulla cosca Mancuso di Limbadi.

http://www.gazzettadelsud.it/news//40283/Cosca-Mancuso--Ecco-i-nomi.html 

Cosca Mancuso
Ecco tutti i nomi  
degli arrestati 
 
Ventiquattro ordinanze sono state emesse nei confronti di persone già sottoposte a fermo nella precedente operazione condotta il 7 marzo scorso e 23 sono state eseguite. Resta irreperibile Mario De Rito, di 39 anni, che era già sfuggito al fermo. Le persone cui l'ordinanza è stata notificata in carcere sono: Pantaleone Mancuso (67), detto "luni vetrinetta"; Giovanni Mancuso (72); Giuseppe Mancuso (36); Antonio Maccarone (34); Antonio Cuturello (23); Giovanni D'Aloi (47); Giuseppe Costantino (47); Fabio Costantino (36); Damian Zbigniew Fialek (36); Antonio Pantano (56); Francesco Tavella (43); Orazio Cicerone (40); Antonino Castagna (63); Giuseppe Raguseo (35); Agostino Papaianni (62); Leonardo Cuppari (39); Bruno Marano (32); Antonio Mamone (45); Antonino Scrugli (37); Gabriele Bombai (43); Salvatore Accorinti (39); Giovanni Antonio Paparatto (40); Antonio Prestia (45). Le nuove ordinanze sono state eseguite nei confronti di Domenico De Lorenzo (23); Gaetano Muscia (49); Antonio Mancuso (75), già detenuto per altra causa; Pantaleone Mancuso (52), detto "luni scarpuni", già detenuto per altra causa; Nicola Angelo Castagna (31); Filippo Mondella (40); Antonio Velardo (36), già detenuto per altra causa; Ercole Antonio Palasciano (52); Francesco Colacino (55); Domenico Musarella (38); Francesco Maria L'Abbate (37); Giuseppe Ierace (52). Sono irreperibili Genry James Fitsimons (64) e Manuel Nunzio Callà (27). (ANSA).

domenica 24 marzo 2013

Vibo, emergenza per le infiltrazioni criminali Molti Comuni rischiano l'accesso antimafia

Il prefetto convoca per mercoledì 27 marzo il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica dopo le ultime inchieste contro la 'ndrangheta. Rischiano di essere travolte le amministrazioni di Parghelia e Tropea e quelle di Limbadi, Ricadi e Joppolo. Ma non sono escluse soprese

Vibo, emergenza per le infiltrazioni criminali
Molti Comuni rischiano l'accesso antimafia
La prefettura di Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Il prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, ha convocato per mercoledì 27 marzo in prefettura il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per esaminare la situazione di alcune amministrazioni comunali del vibonese. Molti Comuni, anche di grandi dimensioni in tutta la provincia, potrebbero subire la visita della commissione d'accesso, alla luce dei recenti sviluppi investigativi.
La riunione si è resa necessaria dopo l’inchiesta della Dda di Catanzaro, denominata «Black money», che nei giorni scorsi ha portato a numerosi fermi fra le fila del clan Mancuso di Limbadi, poi convalidati dal gip, ipotizzando anche condizionamenti nel voto ed ingerenze della criminalità in diversi enti comunali. 
All’attenzione della prefettura, ci sono almeno cinque amministrazioni comunali, tre richiamate negli atti dell’operazione «Black money», vale a dire Limbadi, Ricadi e Joppolo, due nell’inchiesta denominata «Peter Pan», cioè i centri di Parghelia e Tropea. L’elenco dei Comuni del Vibonese «attenzionati» dalla locale prefettura comprenderebbe però anche altre amministrazioni comunali e novità importanti in tal senso potrebbero arrivare già la prossima settimana. 

sabato 9 marzo 2013

Uomini e ruoli per rafforzare il potere del clan

La Dda traccia l’organigramma e l’assetto delle forze messe in campo dalla cosca di Limbadi per non perdere “terreno” nella gestione degli affari. Le redini dell’organismo centrale di controllo nelle mani dei fratelli Pantaleone, Antonio e Giovanni Mancuso.

 http://www.gazzettadelsud.it/news//37605/Uomini-e-ruoli-per--.html

Uomini e ruoli per 
rafforzare il 
potere del clan 
 
Associazione mafiosa. Questo il reato contestato a 23 indagati su 24, destinatari del provvedimento di fermo della Dda di Catanzaro emesso nell’ambito dell’operazione denominata “Black Money”. Ognuno degli indagati si sarebbe adoperato per il rafforzamento del clan Mancuso, il cui «organismo centrale di controllo» – così definito dagli inquirenti – sarebbe diretto in qualità di capi e promotori dai fratelli Pantaleone Mancuso, 66 anni, detto “Vetrinetta”, Antonio Mancuso, 75 anni, Giovanni Mancuso, 72 anni, tutti «gerarchicamente sovra-ordinati » rispetto agli altri adepti aderenti, secondo l’accusa, alla cosca. A sostituire Pantaleone Mancuso nei periodi di assenza, per carcerazioni o altro, sarebbe stato invece il figlio Giuseppe, 36 anni, «con compiti decisionali e pianificatori dell’attività illecita del sodalizio mafioso, anche in relazione alla gestione del patrimonio accumulato attraverso le attività illecite del sodalizio». Ad occuparsi della programmazione degli omicidi e dei fatti di sangue per conto dell’intero clan di Limbadi ci avrebbe pensato Pantaleone Mancuso, 52 anni, alias “Scarpuni”, arrestato nei giorni scorsi per l’omicidio di Francesco Scrugli. A programmare invece le attività estorsive e ad individuare le modalità attraverso le quali riciclare il denaro sporco sarebbero stati Giuseppe Raguseo, 35 anni, di Rosarno, imparentato con Cosmo Michele Mancuso, e Agostino Papaianni, 62 anni, di Joppolo, già emerso nelle inchieste “Dinasty”e“Minosse 2”. A gestire gli affari illeciti, principalmente estorsioni ed usura, della cosca Mancuso anche in provincia di Catanzaro sarebbe stato poi delegato, col ruolo di «capo promotore del gruppo», Giovanni D’Aloi, 47 anni, di San Calogero. Di tale gruppo diretto da D’Aloi avrebbero fatto parte Gaetano Muscia di Tropea, già detenuto per altro, Giuseppe Costantino, 47 anni, originario di Nicotera ma residente a Vibo, Fabio Costantino, 36 anni, di Nicotera, Damian Fialek, 36, polacco residente a Sant’Angelo di Drapia, Antonio Pantano, 56 anni, di Ricadi, Francesco Tavella, 45 anni, di Porto Salvo. Antonio Maccarone, 34 anni, è stato invece fermato con l’accusa di aver svolto il ruolo di intestatario fittizio di beni riconducibili al genero Pantaleone Mancuso (cl. ‘47), rapportandosi con gli adepti a cosche subordinate ai Mancuso e con imprenditori turistici, mentre l’imprenditore Antonino Castagna, 63 anni, di Ionadi, già coinvolto nell’inchiesta “Dinasty 2”, avrebbe svolto per conto di Antonio Mancuso il ruolo di intermediario nelle operazioni dirette a sottoporre ad estorsione altri imprenditori. A sovrintendere all’operato dei soggetti della cosca dediti all’usura ed alle estorsioni ci avrebbe pensato anche Orazio Cicerone, 40 anni, nipote di Antonio Mancuso, mentre il ruolo di “alter ego” di Pantalone Mancuso, alias “Scarpuni”, sarebbe stato affidato a Nunzio Manuel Callà, irreperibile dall’operazione “Gringia”, e preposto a custodire le armi del clan. Al controllo della zona di Vena di Ionadi per conto di Giovanni Mancuso avrebbe poi pensato Mario De Rito, 39 anni, di Ionadi, già coinvolto nell’operazione “Odissea”. De Rito si sarebbe occupato in particolare del recupero delle somme date in prestito mantenendo diretti rapporti con gli imprenditori sottoposti al clan Mancuso. Autista di Giuseppe Mancuso, nonché partecipe al gruppo con funzioni operative, il ruolo svolto da Antonio Cuturello, 23 anni, di Limbadi, con Leonardo Cuppari, 39 anni, accusato di essersi poi occupato di far ottenere finanziamenti alle imprese di Papaianni. Legato a Papaianni e Raguseo anche Bruno Marano, 32 anni, di San Nicola De Legistis, mentre il ruolo di “cassiere” degli assegni frutto dei presunti traffici illeciti di Papaianni sarebbe stato ricoperto da Antonio Mamone, 45 anni, di Tropea. L’intestatario fittizio delle imprese di cui Papaianni si serviva per imporre generi alimentari ed altri prodotti (Smecal) viene indicato in Antonino Scrugli, 37 anni di Tropea, mentre Gabriele Bombai, 43 anni, di Tropea e Salvatore Accorinti, 39 anni, pure lui di Tropea, vengono indicati come organici al clan Mancuso con funzioni operative nella gestione delle attività commerciali e nel “recupero crediti”. In qualità di «tecnico del Comune di Ricadi», col compito di fornire al clan il supporto necessario, avrebbe poi agito Giovanni Paparatto, 40 anni, «occupandosi di tutelare gli interessi delle imprese riferibili al gruppo, tenendo contatti con professionisti e funzionari per ottenere vantaggi per le aziende mafiose». Delineati i ruoli degli indagati nel contesto associativo che ruota attorno al clan Mancuso, reati legati alla detenzione illegale di armi e munizioni vengono contestati a Giuseppe Mancuso, Antonio Cuturello, Antonio Campisi (quest’ultimo non raggiunto dal provvedimento di fermo), Giuseppe Costantino, Orazio Cicerone, Giovanni D’Aloi, Antonio Pantano. Per tale fattispecie delittuosa legata alle armi – in prevalenza fucili – la Dda non ha disposto il provvedimento di fermo. L’apposizione di una catena ed un lucchetto al cancello della proprietà della famiglia Zoccali di Limbadi, avvenuta nel 2010, costa quindi l’accusa di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose a Giuseppe Mancuso. Passando alle estorsioni, aggravate dal metodo mafioso, Antonio Mancuso è accusato di aver costretto Domenico Polito, padre del collaboratore di giustizia di Tropea, Eugenio William Polito, 31 anni, a consegnargli 150mila euro o una villetta già rifinita dopo che lo stesso Polito aveva acquistato un terreno edificabile a Santa Domenica di Ricadi. L’evento non si sarebbe verificato per «cause indipendenti dalla volontà dell’autore». Altra estorsione aggravata dall’art. 7 della legge antimafia viene contestata a Giovanni Mancuso. In questo caso la vittima, con minacce ai figli e l’intenzione di “sparargli la casa”, sarebbe stata nel 2004 l’imprenditore di Briatico Giuseppe Grasso, costretto a pagare interessi usurai per un prestito di 50mila euro erogato dallo stesso Mancuso. Giuseppe Grasso e la moglie Francesca Franzè sarebbero anche state vittime di Antonio Mancuso, al quale viene contestato il reato di violenza privata, aggravata dalle modalità mafiose, in quanto avrebbe prospettato ai due coniugi «un danno peggiore di quello già prospettato da Mancuso Giovanni» se solo avessero sporto denuncia per i fatti dei quali erano vittime.

di Giuseppe Baglivo


venerdì 8 marzo 2013

La 'ndrangheta governa, lo Stato e la politica no...

Il maxisequestro sulla costa ionica apre un problema enorme: se la mafia ha un progetto politico per la Calabria e lo Stato no, cosa succede?

Qualche giorno fa ha esordito così su Calabria Ora Piero Sansonetti, direttore dello stesso quotidiano, con una riflessione seria sulla Calabria e la 'ndrangheta di oggi che anche alla luce dei nuovi risvolti di giustizia nella nostra provincia, mi ha fatto molto riflettere.

"La 'ndrangheta controllava lìindustria turistica sul litorale Ionico di Reggio Calabria e in parte anche di Catanzaro. Ma lo Stato attraverso le indagini della magistratura, lo ha scoperto e ha fatto saltare tutti questi affari malavitosi. Oppure potremmo dire così: la 'ndrangheta aveva messo in piedi un gigantesco business sul litorale ionico cosruendo una notevole rete di imprese turistiche del valore di mezzo miliardo di euro e lo Stato ha smontato questa macchina e ha raso al suolo il business.
Sono due punti di vista coi quali si descrive la stessa identica realtà.
Che è questa: la 'ndrangheta aveva  un  progetto "politico" per il litorale ionico, fondato sullo sviluppo del turismo e attraverso questo progetto aveva costruito delle solide realtà economiche, aveva dato lavoro a molte migliaia di persone e aveva creato consenso attorno a se. Come aveva realizzato questo progetto? Reinestendo i soldi guadagnati attraverso il traffico della droga.
Lo Stato, di fronte a questa realtà, ha fatto il suo dovere e l'ha demolita, sequestrando centinaia di impianti turistici.
Bene: lo stato ha fatto il suo dovere, stroncando le attività illegali. Grazie all'azione preziosa della magistratura e degli investigatori, che in realtà molto spesso sono assai efficienti e che vanno lodati. 
Il problema è che lo Stato non ha in nessun modo fatto il suo dovere sull'altro versante: quello di immaginare e realizzare un progetto per la Calabria, offrire occasioni di sviluppo, dare lavoro , creare consenso. Lo stato si è dimostrato assai superiore alla mafia nello scontro-diciamo così- legale e militare. Assai inferiore sul piano politico. [...] Il Problema è gigantesco. il caso della costa ionica, spiegato molto bene da uno dei migliori magistrati italiani il dottor Gratteri, è l'esemplificazione più chiara del problema della 'ndrangheta, La 'ndrangheta vive perchè sa sostituirsi a uno Stato (e a una borghesia) che in Calabria non esiste. Lo Stato esiste solo nella sua versione repressiva, e li ottiene ottimi risultati perche magistraturae forze di polizia funzionano, ma i risultati sono vanificati dall'assenza dello Stato nella sua veste di protagonista economico, politico e sociale. La magistratura può fare il suo lavoro nel miglio  modo possibile ma non può e non deve definire un modello sociale e in assenza di questo modello, cioè in assenza di un progetto di governo, il lavoro della magistratura viene annullato.

Ora è stato cancellato il business della mafia sullo Ionio. benissimo voi credete che il vuoto che si è creato sarà riempito da una nuova attività imprenditoriale legale? No, non sarà così. Perchè non esiste una classe dirigente in grado di offrire questo. Oil vuoto resterà vuoto, con gravi conseguenze sociali, oppure sarà riempito da nuove attività illegali. Che poi la magistratura reprimerà. In un circolo vizioso senza fine Chi può spezzare questo circolo? Solo la Politica. Solo la politica può battere la mafia, ma non lo farà mai se la mafia ha un progetto di governo e la politica no".

Piero Sansonetti da Calabria Ora del 7 marzo 2013

I Pm: 'Luni' Mancuso insinuato nell'ambito della politica

Pantaleone ''Luni" Mancuso, capo dell'omonima cosca di Limbadi, aveva la "capacità di insinuarsi, attraverso propri referenti, nel mondo politico-imprenditoriale, condizionando a suo favore il sistema". Lo scrivono i magistrati della Dda di Catanzaro nelle oltre 1.700 pagine del decreto di fermo eseguito stamani contro presunti capi e gregari della cosca. "E' stato documentato - scrivono il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, il sostituto procuratore generale Marisa Manzini, applicata alla Dda, e il pm Simona Rossi - il diretto interesse di Pantaleone Mancuso, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2011, a sostegno del candidato Francesco Antonio Crudo, poi effettivamente eletto sindaco di Limbadi. Sono state intercettate ulteriori conversazioni nel corso delle quali è stata documentata l'esplicita richiesta di voti rivolta a Mancuso da parte di altri candidati nei comuni di Limbadi e Ricadi, in occasione delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011. E' emerso, infine, il concreto impegno elettorale di Antonio Maccarone, genero di Pantaleone Mancuso, e dello zio paterno, Aurelio Maccarone, consigliere provinciale a Vibo Valentia, a sostegno di alcuni candidati in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2011, in chiara convergenza di interessi con lo stesso Mancuso". "Altra tematica emersa nel corso delle indagini, dalla quale risulta ulteriormente dimostrata la consapevole cooperazione offerta da Aurelio ed Antonio Maccarone alle attività ed agli interessi illeciti di Mancuso - scrivono ancora i pm - è quella relativa agli interessi di quest'ultimo nella politica locale. Le intercettazioni dimostrano che Mancuso intrattiene occulti legami personali con alcuni esponenti politici locali, fra i quali Ottavio Gaetano Bruni (consigliere regionale eletto con la lista Autonomia e diritti e poi passato all'Udc, ndr), esponente di vertice dello schieramento politico in cui milita anche Aurelio Maccarone. Più soggetti si sono rivolti a Mancuso chiedendogli appoggio elettorale e in tal modo rendendo evidente come egli venga notoriamente riconosciuto quale esponente mafioso di rilievo, in grado di procacciare voti, anche in comuni della provincia vibonese diversi da Limbadi". Il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, incontrando stamani i giornalisti, ha detto che nessun politico é al momento indagato.

Boss intercettato " La 'ndrangheta non esiste più "

" Diciamo .. è sotto della massoneria però hanno le stesse regole e le stesse cose. Ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla 'ndrangheta''. A parlare in questi termini è Pantaleone Mancuso, detto Luni, indicato come il boss dell'omonima cosca di Limbadi, uno dei 24 fermati nell' operazioni di stamani, intercettato mentre spiega la sua concezione di 'ndrangheta ad un parente.

Boss intercettato
" La 'ndrangheta
non esiste più "
"La 'ndrangheta non esiste piu'. Una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, c'era la 'ndrangheta. La 'ndrangheta fa parte della massoneria. Diciamo .. è sotto della massoneria però hanno le stesse regole e le stesse cose. Ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla 'ndrangheta''. A parlare in questi termini è Pantaleone Mancuso, detto Luni, indicato come il boss dell'omonima cosca di Limbadi, uno dei 24 fermati nell' operazioni di stamani, intercettato mentre spiega la sua concezione di 'ndrangheta ad un parente ed invoca un cambiamento anche dell'organizzazione criminale. La trascrizione è riportata nel provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro. "Una volta - prosegue - era dei benestanti la 'ndrangheta. Dopo gliel'hanno lasciata ai poveracci, agli zappatori e hanno fatto la massoneria. Le regole quelle sono rimaste. Come ce l'ha la massoneria ce l'ha quella. Ma la vera 'ndrangheta non e' quella che dicono loro, perché lo 'ndranghetista non e' che va a fare quello che dicono loro. Adesso sono tutti giovanotti che vanno a ruota libera sono drogati, delinquenza comune. Lo 'ndranghetista non voleva fare droga non faceva mai una lite. Uno che faceva il magnaccio, pare che poteva stare nella 'rotà? O che picchiava la moglie o che andava ad ubriacarsi. Non doveva entrare nemmeno nelle cantine perché c'era il 'mastro di giornata' che girava nel paese e se ti vedeva che entravi nella cantina o che bevevi erano 'nsaccagnate (botte, ndr). E' finita. Bisogna fare come, per dire, c'era la 'democrazia'. E' caduta la 'democrazia' e hanno fatto un altro partito, Forza Italia. 'Forza cose'. Bisogna modernizzarsi, non stare con le vecchie regole. Il mondo cambia e bisogna cambiare tutte cose. Oggi la chiamiamo 'massoneria' ... domani la chiamiamo P4, P6, P9". (ANSA)

«Un lavoro di squadra ma non è finita qui» La procura ora punta a professionisti e politica

C'è soddisfazione tra gli uomini della distrettuale antimafia di Catanzaro per l'operazione messa a segno contro il clan Mancuso che ha portato al fermo di 24 persone indiziate di delitto. Ma, come ha spiegato la stessa procura, il lavoro non è finito e le indagini proseguono per capire i possibili condizionamenti che la cosca ha esercitato sulla politica e sul mondo professionale vibonese

http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/711486/-Un-lavoro-di-squadra-ma.html 

 CATANZARO – «Abbiamo concluso un lavoro di squadra, importante che è andato avanti nel corso del tempo e che ha colpito la costellazione dei Mancuso». Parola del procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo. E aggiunge il Procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli: «Il lavoro non è ancora terminato». Perché, adesso, il prossimo obiettivo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro è quello di individuare i rapporti con il mondo della politica e dei professionisti. Perché, hanno spiegato ancora, «i Mancuso non si fermano davanti a nulla. I Mancuso non intervengono in campagna elettorale, ne sono protagonisti». All'operazione ha partecipato anche la Guardia di finanza di Trieste. Proprio in una banca friulana gli uomini della cosca avevano inviato diverse somme di denaro che a breve sarebbero state investite in quell'area del Paese per essere riciclate. I dettagli sono emersi durante la conferenza stampa che si è tenuta oggi nella sala delle conferenze della Prefettura di Catanzaro. Assieme ai procuratori catanzaresi anche tutti i dirigenti delle forze dell’ordine (Polizia e Squadra Mobile, Guardia di finanza di Catanzaro e Trieste, Gico, carabinieri del Ros) che hanno lavorato per anni e per mesi con il fiato sul collo della cosca Mancuso. «Un’indagine molto complessa» ha spiegato in conferenza il Procuratore Lombardo che ha ricordato la genesi e l’evoluzione della cosca Mancuso nel territorio di Vibonese. Presente alla conferenza anche il Procuratore della direzione nazionale antimafia Vittoria De Simone: «La mia presenza qui testimonia l’apprezzamento per il lavoro svolto e che la Dda di Catanzaro sta continuando a svolgere sul territorio del Vibonese. È stato acquisito tanto materiale investigativo e grazie al lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati si è riuscito a ricostruire tutto il contesto assieme ai rapporti della cosca Mancuso con il settore imprenditoriale, commerciale ed economico». È toccato poi al Procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli ricostruire la vicenda. «L'impegno della Dda di Catanzaro è massimo rispetto a tutto il territorio di competenza – ha rimarcato Borrelli - e gli ottimi risultati raggiunti uno dopo l'altro lo testimoniano con i fatti. È importante che questo si comprenda a fondo, perchè tutti sappiano che la giustizia non fa sconti a nessuno. È una garanzia per i cittadini, tutti, in ogni angolo della regione». Borrelli ha ripercorso il contesto in cui si è indagato per mesi e soprattutto ha spiegato come «il provvedimento si è reso necessario considerata l’attività di delegittimazione che si stava portando avanti contro diversi esponenti delle forze dell’ordine. Adesso abbiamo colpito la parte “nera” adesso l’attenzione sarà portata avanti per contestualizzare i rapporti con i politici e con i professionisti». Anche perché da alcune intercettazioni telefoniche sarebbe emerso anche l’interesse delle cosche verso alcune delle elezioni amministrative che hanno portato al rinnovo dei Consigli comunali. Per questo motivo Un lavoro ha tenuto a precisare Borrelli che è possibile grazie al fare «squadra» portata avanti dai sostituti procuratori in servizio a Catanzaro. Oltre al Procuratore Lombardo e all’aggiunto Borrelli le indagini sono state coordinate anche dai sostituti procuratori Pierpaolo Bruni e Simona Rossi e al sostituto procuratore generale Marisa Manzini (già firmataria di molte inchieste sul clan Mancuso quando era in servizio alla Dda). Nella conferenza sono emersi poi anche alcuni episodi che sono alla base delle indagini e che sono significati del ruolo della cosca. Vittima dell’episodio un imprenditore a cui erano stati prestati 8 mila euro e solo dopo poche settimane ne avrebbe dovuto restituire 20 mila. Ma in quel momento la vittima non poteva saldare il debito. Per questo motivo fu prelevato, portato in campagna e legato a un albero. Lì rimase fino alla mattina quando, secondo la ricostruzione dell’accusa, il fratello portò i soldi.

venerdì 1 marzo 2013

Spaccio sul litorale, chiesti 28 anni di carcere

 Requisitoria del pm ieri davanti al gup a carico di 8 persone coinvolte in un giro di sostanze stupefacenti. Operavano da Capo Vaticano a Briatico. L’attività d’indagine coordinata dalla Dda e portata avanti dai carabinieri di Tropea è scattata nel 2009.

http://www.gazzettadelsud.it/news//36491/Spaccio-sul-litorale---.html 


 Spaccio sul litorale, 
chiesti 28 anni 
di carcere
 

Ammonta a complessivi 28 anni e quattro mesi di carcere la richiesta di pena formulata ieri dal pm della Dda di Catanzaro, Simona Rossi, nel processo in abbreviato a carico di 8 imputati coinvolti nell’operazione antidroga denominata “Cerbero”. Associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, l’accusa mossa dagli inquirenti in un’inchiesta – condotta dai carabinieri della compagnia di Tropea con il coordinamento dell’allora pm della Dda Giampaolo Boninsegna –che mira a svelare l’organigramma di un sodalizio dedito al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, operante nel Vibonese ed al cui vertice vi sarebbero gli Accorinti, detti “’Ncinci”, di Santa Domenica di Ricadi. Dinanzi al gip distrettuale, Livio Sabatini, il pm ha così suddiviso le singole richieste di pena: 6 anni di reclusione per Pasquale Accorinti, 44 anni, di Santa Domenica, difeso dagli avvocati Sandro D’Agostino e Giancarlo Pittelli; 3 anni e 10 mesi per Giuseppe Accorinti, 32, di Tropea, assistito dall’avv. Enzo Galeota; 6 anni e otto mesi, più 28mila euro di multa, per Nicola Zangone, 25 anni, di Tropea, (avv. D’Agostino); 3 anni e 4 mesi, più 12mila euro di multa, per Giuseppe Marchese, 27 anni, di Tropea (avv. Domenico Calopresti); 1 anno e 6 mesi, più 6mila euro di multa, per Domenico Pugliese, 27 anni, di Spilinga (avv. Patrizio Cuppari e avv. Michelangelo Miceli); 2 anni e 6mila euro per Saverio Tranfo, 27 anni, di Tropea (avv. Giovanni Vecchio); 2 anni e 6mila euro per Francesco Romano, 27 anni, di Briatico (avv. Giuseppe Bagnato); 3 anni e 10mila euro di multa per Francesco De Benedetto, 28 anni, di Tropea (avv. Antonio Porcelli e avv. Sandro D’Agostino). Per quanto riguarda la contestazione associativa, il pm ha poi chiesto al gip la derubricazione del reato in “associazione finalizzata allo spaccio di lieve entità” di sostanze stupefacenti. Dopo la requisitoria della pubblica accusa sono quindi iniziati gli interventi dei difensori degli imputati ed in particolare quelli dell’avv. Giuseppe Bagnato per Romano e degli avvocati Patrizio Cuppari e Michelangelo Miceli per Pugliese, tutti conclusi con la richiesta di assoluzione per i rispettivi assistiti. Gli interventi dei legali degli altri imputati proseguiranno invece il 5 marzo. Secondo la Dda, il gruppo sotto processo avrebbe avuto capillari ramificazioni sino a raggiungere le tante strutture ricettive della costa vibonese al fine di soddisfare le richieste di narcotico provenienti dai turisti in villeggiatura. Imprecisati quantitativi di cocaina sarebbero stati inoltre ceduti dagli Accorinti pure ad un medico ed un avvocato. L’intera attività investigativa ha preso avvio nell’autunno 2009 a seguito di un’escalation di atti intimidatori ad un commerciante di Santa Domenica che nel 2007 era riuscito a far condannare i suoi estorsori. Le attività di indagine, basate su pedinamenti e perlustrazioni, intercettazioni telefoniche ed ambientali, avevano però portato ad identificare gli autori delle intimidazioni, svelando al contempo una vasta organizzazione dedita al traffico di droga e gestita dagli stessi soggetti. Il gruppo, ricorrendo ai danneggiamenti per recuperare i crediti, sarebbe riuscito in poco tempo a monopolizzare l’intero mercato della droga a Santa Domenica e dintorni e lungo il litorale da Capo Vaticano a Briatico.

mercoledì 27 febbraio 2013

Politiche 2013. La mappa completa degli eletti calabresi La delegazione parlamentare parla cosentino, ma non solo

 La provincia bruzia porta a Roma ben 11 eletti, 8 deputati e 3 senatori, si tratta del dato più rilevante della regione. A seguire Reggio Calabria con 7 parlamentari, Catanzaro con 4 eletti, Crotone con 3 esponenti, Vibo con due e poi i 3 eletti in Calabria ma di origine di altre regioni.



LA DELEGAZIONE parlamentare eletta in Calabria parla cosentino. La provincia bruzia è quella più rappresentata con ben undici rappresentanti. Otto sono i deputati, in buona parte provenienti proprio dal capoluogo. Il Pd a Cosenza ha eletto Enza Bruno Bossio e Stefania Covello, mentre con Centro democratico ha centrato la rielezione – spostandosi da Senato a Camera – Franco Bruno (da segnare in quota Rende). Per il Pdl c’è Jole Santelli ed è cosentino anche il grillino Sebastiano Barbanti. Se Lorenzo Cesa opterà, come si prevede, per la Puglia, via libera senza problemi a Roberto Occhiuto. Da Diamante arriva invece Ernesto Magorno, che della perla del Tirreno casentino è anche il sindaco. A completare la pattuglia dei deputati cosentini il vendoliano Ferdinando Aiello, roglianese doc. Alla Camera è netta la prevalenza cosentina. Reggio (che nel computo totale ha sette parlamentari) a Montecitorio porta tre deputati: Demetrio Battaglia (Pd), Rosanna Scopelliti (Pdl), Federica Dieni (M5S). Altri tre li prende Crotone: il primo è il “romano” Nico Stumpo, responsabile dell’organizzazione del Pd, che è partito da Cotronei alla conquista di Largo del Nazareno. Completano la pattuglia Nicodemo Oliverio (Pd) e Dorina Bianchi (Pdl). Due deputati per Vibo (Bruno Censore del Pdl e Dalila Nesci del M5S) e altrettanti per Catanzaro (Pino Galati del Pdl e Paolo Parentela del M5S). A Palazzo Madama i reggini saranno di più: quattro in tutto con Antonio Stefano Caridi e Vincenzo D’Ascola (Pdl), Giovanni Bilardi (Grande Sud), Marco Minniti (Pd). Tre invece i cosentini: Tonino Gentile (Pdl), Nicola Morra e Francesco Molinari (M5S). Infine due senatori anche per Catanzaro: Piero Aiello (Pdl) e Doris Lo Moro (Pd, vibonese di nascita trapiantata da anni a Lamezia, che l’ha vista sindaco dal ‘93 al 2001). Restano fuori da questa ricostruzione, ovviamente, la toscana Rosy Bindi, il salernitano Alfredo D'Attorre e il siciliano Domenico Scilipoti

La mappa degli eletti




http://www.ilquotidianoweb.it/resizer.jsp?img=UpkPfA5XLjh%2B1cO7FjMYpLVfu4I9gc95Y66STeyaFAk%3D&w=680&h=550&maximize=false

 http://www.ilquotidianoweb.it/gallery/711278/Le-mappa-degli-eletti.html

http://www.ilquotidianoweb.it/resizer.jsp?img=UpkPfA5XLjg%2BfL2yXWYABdgDnN786quuanXZhOqOghU%3D&w=680&h=550&maximize=false

Elezioni:affluenza in calo, 63,09, -8,32


Catanzaro provincia con piu' votanti, a Vibo maggiore flessione

www.blogger.com/blogger.g?blogID=5681584405697556281#editor/target=post;postID=686737991082082893

ANSA) - CATANZARO, 25 FEB - Affluenza in calo in Calabria alle elezioni politiche. I votanti sono stati il 63,09% degli aventi diritto con un calo dell'8,32% rispetto a 5 anni fa (71,41%) che fa della Calabria la penultima regione per numero di votanti. La provincia in cui si e' votato di piu' e' stata Catanzaro (65,18%) con un calo dell'11,9% rispetto al 2008. A Cosenza ha votato il 64,96% (-5,4); a Reggio Calabria il 59,63% (-9,04); a Crotone il 60,70% (-4,19); a Vibo Valentia il 64,02% (-15,17%).

sabato 23 febbraio 2013

Tropea nella classifica di Tripadvisor

 Il sito, uno dei più autorevoli e seguiti del settore, la inserisce tra le spiagge più belle del mondo

http://www.corrieredellacalabria.it/stories/vibo_valentia/12569_tropea_nella_classifica_di_tripadvisor/ 


ROMA C'è anche un po' di Calabria nella classifica di Tripadvisor dedicata ai luoghi turistici più belli al mondo. Se la palma assoluta va alla Spiaggia dei Conigli di Lampedusa, per Tripadvisor, il sito di recensioni di viaggi nel mondo, e il suo ambitissimo Traveler's Choice Beaches Awards 2013 c'è posto anche per Tropea.
Il sito – uno dei più autorevoli e seguiti del settore – ha messo sul gradino più alto uno dei più rinomati gioielli turistici della Sicilia. Ma vengono premiate anche alcune spiagge della Sardegna, molte di queste al top nella graduatoria italiana, con ben cinque litorali segnalati. Tra queste La Pelosa (a Stintino), seconda classificata, seguita da Cala Mariolu (Orosei). La Pelosa peraltro si fa strada anche nella graduatoria europea, piazzandosi all'ottavo posto.
La Spiaggia dei Conigli ha quindi avuto la meglio, su un totale di 276 località esaminate, grazie al mare cristallino e alla sabbia bianca che si fa largo tra costoni di roccia arricchiti da macchia mediterranea. Un luogo incontaminato, certifica Tripadvisor, grazie alla riserva naturale gestita da Legambiente, dove ogni anno a primavera inoltrata le tartarughe marine Caretta Caretta depositano le uova nella parte orientale della spiaggia. A livello mondiale la Spiaggia dei Conigli sopravanza i Caraibi, con la Grace Bay nell'isola di Providenciales (nell'arcipelago di Turks and Caicos, non lontana da Cuba) e l'australiana Whitehaven, nell'isola di Whitsunday. A seguire la Baia do Sancho, a Fernando de Noronha (Brasile) e la Flamenco Beach a Culebra (Portorico).
La classifica italiana comprende, dopo la Spiaggia dei Conigli, anche La Pelosa di Stintino e Cala Marioli di Orosei, la Baia del Silenzio di Sestri Levante (Liguria), la Spiaggia di Tuerredda a Teulada (Sardegna), quella di San Vito lo Capo (Sicilia), di Tropea (Calabria), Cala Brandinchi (Sardegna), la Spiaggia del Fornillo a Positano (Campania) e Cala Goloritze a Baunei (Sardegna).
La trionfatrice morale della fotografia di TripAdvisor è quindi, dopo la siciliana Lampedusa, la Sardegna, che inserisce nella graduatoria ben cinque spiagge.
A livello europeo la Spiaggia dei Conigli si impone su la Playa de las Catedrales di Ribadeo, Spagna, e su Rhossili Bay, a Swansea. Anche in questa lista spicca la Sardegna, con l'ottava posizione di La Pelosa e la diciassettesima di Cala Mariolu; al venticinquesimo troviamo infine la Baia del Silenzio di Sestri Levante.

venerdì 22 febbraio 2013

Briatico, Game Over?





Briatico - Lo stato di degrado e di abbandono in cui ormai versa il territorio di Briatico è purtroppo sintomatico di un allontanamento delle forze politiche e delle Istituzioni, che neanche in questo periodo di campagna elettorale hanno saputo riavvicinarsi alla popolazione briaticese.
Probabilmente il territorio briaticese svuotato di persone e contenuti, non è più un bacino appetibile di voti cui attingere e la disaffezione della gente alla politica non è cosa nuova, considerando il fatto che ormai da anni non esiste più una sede di alcun partito.
Allo stesso tempo si sente la lontananza da parte delle istituzioni, che saranno vicine ai Commissari ma non ai cittadini e che a parte qualche rara e dovuta apparizione, sembrano snobbare questa città che pare proprio essere una “mela marcia” della Costa degli Dei. Ma qualche critica va fatta, se non per senso civico, per onestà intellettuale;
Dall’insediamento della Commissione Prefettizia successiva allo scioglimento del Consiglio comunale di Briatico per presunte ingerenze della criminalità organizzata, molte cose sono cambiate, in peggio. Inutile dire in primo luogo che nessuno ha pensato bene di spiegare ai cittadini Briaticesi come la Dichiarazione di Dissesto finanziario sia stata solo una atto dovuto, una operazione di trasparenza, una presa di coscienza della politica che non si poteva più continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. Tale dichiarazione atta a palesare una condizione economica disastrosa che non poteva essersi creata in 2 anni di amministrazione, ma era frutto di una forse decennale dissennata gestione finanziaria della cosa pubblica, si ritrova invece come una delle motivazioni di scioglimento del Comune di Briatico.
E arriviamo dunque a questa temporanea sospensione della democrazia, lo Scioglimento del Consiglio Comunale, un atto del ministero dell’Interno che deve intendersi non contro i cittadini ma proprio a loro tutela, per cui vengono nominati non uno, bensì tre commissari prefettizi, come la legge vuole, a tutelare i cittadini briaticesi.
Ed ecco così sparire ad esempio, nel pieno di una crisi regionale dello smaltimento dei rifiuti, la raccolta differenziata a Briatico e frazioni; ecco come tanti e importanti progetti e bandi ai quali il Comune  stava partecipando attivamente, vengono abbandonati o trascurati; ecco come la viabilità delle strade comunali e interpoderali viene messa a serio rischio, causa incuria e mancanza di manutenzione; ecco come un Piano Strutturale immobile da anni, base di lancio per l’edilizia, microcosmo economico per un Comune senza grandi introiti fiscali, poteva essere rimesso in moto in un periodo di crisi globale, per mano dei Commissari e dunque senza dubbio alcuno sulla legalità e trasparenza delle operazioni e invece, nulla!
Ecco come gli uffici del Comune, che dovrebbe essere l’ Ente più vicino al cittadino, rimangono chiusi e creano disservizi anziché dare servizi. E ancora, bandi pubblici passati sotto silenzio, l’Ufficio Tecnico Comunale per mesi privo di Responsabili per il disbrigo anche di queste pratiche. Il risultato dell’analisi della gestione di un anno di commissariamento è  fallimentare. Non sono serviti gli appelli di diversi esponenti della società civile, ricordo ad esempio la lettera aperta del Dott. Domenico Centro in cui si chiedeva daparte dei Commissari una correzione di rotta per il bene comune, o addirittura l’intervento di noti briaticesi emigrati fuori Regione come Angelo Melluso, presidente dell’Associazione Culturale “Briatico nel mondo”, che portano alto il nome della nostra cittadina nel mondo, ma si trovano a fare i conti al ritorno in patria, con situazioni ben diverse dai tempi che ricordano con nostalgia, in cui la nostra amata cittadina era il fiore all’occhiello della Costa Vibonese.
In conclusione dentro di me il dubbio si insinua grave. Democrazia e confronto,  Istituzioni e Politica, Manifesti elettorali di fronte a una scuola chiusa e cumuli si immondizia in prossimità delle elezioni Nazionali e nessuno che si preoccupi ascoltare i problemi di una comunità, di porre delle domande, figuriamoci di dare delle risposte, allora io mi chiedo di tutto quanto appena sopra, che cosa non vorrei più vedere a Briatico?

Sergio Bagnato

giovedì 21 febbraio 2013

Briatico 2013...


E tu, da che parte stai?


 RcCdPd
AglMontiFliUdc
M5S               Fare
LegaDestraPdlFdIFn


Su Openpolis potete trovare un semplice test su 25 temi diversi.
Tutte le Liste elettorali hanno risposto e chiarito le loro posizioni sui temi per cui il risultato può essere considerato uno strumento abbastanza valido, a colori i quali non l'avessero ancora fatto, per darsi una collocazione.
Un mezzo simpatico per avvicinare dissidenti e scettici alle elezioni politiche 2013. Che dire? Tentar non nuoce!

 http://politiche2013.voisietequi.it/


sabato 16 febbraio 2013

Un contributo di idee per il territorio briaticese


Intervista ad Angelo Melluso, Presidente dell'Associazione Culturale “Briatico nel Mondo” 

di Franco Vallone






Dopo la pubblicazione della lettera aperta di Domenico Centro sulla questione Briatico si apre un ampio dibattito che vede protagonisti numerosi cittadini. È la volta dell'intervento del presidente dell'associazione “Briatico nel Mondo”, Angelo Melluso, che, da Milano, espone alcune interessanti proposte: “La nostra volontà è  quella di collaborare per rendere migliore Briatico, non abbiamo alcuna velleità o necessita' diversa da quella di dare un contributo di idee durante tutto l'anno ed in estate con la nostra presenza, di arricchire la qualità del tempo delle vacanze con proposte di eventi culturali, di intrattenimento, sagre di prodotti locali ed altro”. “Briatico nel mondo” è un'associazione che nasce a Milano nel 2011. Si inizia incontrandosi a pranzo una domenica ed invitando, con il passa parola altri amici briaticesi residenti nel Nord dell'Italia. “Ben presto il numero è cresciuto a dismisura e, alla seconda occasione d'incontro, siamo stati costretti a chiudere il numero degli invitati a centodieci perché il ristorante non era sufficientemente capiente”- sottolinea Melluso. “Ovviamente il pranzo è come quello di una cerimonia, si inizia verso mezzogiorno e ci si lascia verso le diciotto dopo avere consumato il cibo, dopo aver tagliato la classica torta con l'icona della torre Rocchetta e dopo aver ballato ascoltando i nostri musicisti che sono i componenti dell'originale Gruppo folkloristico  di Briatico. Le presenze agli incontri sono garantite da amici che provengono da ogni parte d'Italia, anzi, già dal terzo incontro, hanno voluto partecipare alcuni amici residenti di Briatico, che, increduli, sono venuti  a verificare il forte legame che ci univa. Il commento più bello che abbiamo sentito da parte di tutti è stato “noi qui ci sentiamo più briaticesi di quando siamo a Briatico, ci riconosciamo, ci salutiamo, passiamo tre-quattro ore a raccontarci gioie e dolori del passato e del presente, ci confrontiamo su come eravamo e su come siamo ora, ci scambiamo gli indirizzi, i numeri dei telefonini, ci risentiamo e poi ci lasciamo con l'impegno di rivederci”. Poi Angelo Melluso aggiunge: “Noi abbiamo creato comunicazione tra i briaticesi non residenti che amano Briatico in maniera assoluta ed incondizionata senza altro interesse che l'amore per la propria terra . Soffriamo quando ritorniamo d'estate e troviamo una realtà ambientale deludente, poco accogliente, scarsa di iniziative, con l'unico vero tesoro che sono il mare e le spiagge in uno stato di incuria a volte penoso. E' triste per noi ritornare dopo avere sognato e decantato agli altri le bellezze del nostro mare e trovare un'immagine di abbandono, mare e spiagge sporche, immondizia ovunque e rassegnazione generale”.  L'associazione “Briatico nel Mondo” inizia a porsi domande importanti: “Vi ricordate quando a Briatico Piazza IV Novembre era piena anche se non c'erano feste?  La gente alla sera usciva solo per la gioia ed il piacere di incontrare gli altri, sul corso c'era lo struscio fino a notte fonda”. Sono passati i tempi è vero e le abitudini sono cambiate ovunque, ma nelle limitrofe Pizzo e Tropea le piazze e le strade sono ancora affollate. “Non poniamo un paragone che sarebbe perdente in partenza – afferma Melluso - se riferito alla diversità evidente delle città. Poniamo un quesito alla scarsa partecipazione dei presenti nei propri luoghi di villeggiatura.  Allora abbiamo pensato: perché non riportiamo i briaticesi in piazza con una manifestazione del tipo, usciamo tutti questa sera e ceniamo in Piazza?. Facciamo preparare alle nostre donne le specialità del luogo e ci sediamo tutti assieme per una sera. Una goccia nel mare, certo ma proviamo a vedere cosa succede. L’Associazione ormai riconosciuta con atto costitutivo e  statuto, legittimata a rappresentare un  pezzo di società civile, ha chiesto ed ottenuto un incontro con la Commissione Straordinaria, ed ha chiesto ed ottenuto il Patrocinio del Comune di Briatico (non soldi ma adesione) ed i Commissari sono stati ben contenti di incontrare una  associazione propositiva. Nel pomeriggio, prima della festa, abbiamo presentato l'associazione nella sala consiliare del Comune con un buon gruppo di promotori e residenti oltre ai rappresentanti dell'Istituzione comunale. Successivamente abbiamo realizzato la festa, con il supporto logistico della Parrocchia per la preparazione delle specialità, senza alcun fine religioso, lo stesso parroco ha ricordato durante la Messa domenicale quale fosse lo spirito di fratellanza che la nostra proposta portava ai briaticesi.  Un vero, grande successo! la piazza gremita dalle venti sino alle due del mattino. Una folla di briaticesi e turisti, ordinati e silenziosi, hanno riempito la piazza e cenato vicini gli uni agli altri. I locali pubblici affollati e le strade piene di persone che si muovevano nel centro storico. Al termine della sagra qualche giovane ha allietato la serata con un karaoke del tutto improvvisato. L'intero incasso  è stato  completamente devoluto alla Parrocchia per la ristrutturazione della chiesa madre e l'associazione si è assunta buona parte delle spese passive. Veniamo all'oggi. Quando abbiamo ideato il nome Briatico nel Mondo - sottolinea il presidente Melluso - qualcuno dei fondatori, non comprendendone il senso estensivo, ha pensato ad un idea megalomane. Il termine “nel mondo” era per ritrovare e raggiungere on line tutti i briaticesi del mondo, che sono tanti dall'Europa agli Stati Uniti, dall'Oriente all'America latina, Canada, Australia ecc. La nostra raccolta si  amplia di giorno in giorno. Il nostro sito web sta crescendo e tra breve sarà ristrutturato con accessi in diretta per messaggi, dialoghi tra soci, forum a tema, webcam e tante altre iniziative multimediali. Ciò consentirà a tutto il mondo di rivedere Briatico, la propria amata Briatico ed averne notizie in tempo reale. Essendo la popolazione non residente ormai avanti con gli anni dobbiamo far si’ che sempre più' giovani entrino in contatto con noi e tra loro attraverso il sito, per questo lo rinnoveremo anche nella forma estetica e viste le carenze informative sulla zona speriamo di diventare una finestra sempre più' aperta su Briatico per i briaticesi nel mondo.
Venendo alle ultime e recenti notizie giornalistiche pubblicate vorremmo esprimere sostegno ed adesione a tutti i briaticesi residenti che si muovono per un recupero ed una ripresa positiva del territorio. Non possiamo che essere d'accordo con gli appelli che provengono da esponenti locali  per ridare a Briatico ordine, tranquillità e serenità, condizione necessaria per consentire alla Città' di riprendere il cammino verso la normalità”. Per ultimo l'apoteosi dell'immagine della Torre con la marina di Briatico come desktop dei tablet della Sony commercializzati in Giappone. Ecco questa immagine ci rende del tutto simile alla realtà di una Italia artisticamente esaltata all'estero e maltrattata in patria. Perdonateci il titolo sul nostro sito ma ora Briatico è veramente nel mondo. Siamo orgogliosi, entusiasti, onorati. Questo è tutto quello che ognuno di noi si può' sentire, vedendo la propria icona ripresa per motu proprio e senza alcuna segnalazione. E' lei che ci parla dalla sua granitica forza di rappresentanza e che resiste nei secoli svettando diritta nel  cielo azzurro del nostro mare. Ci ha regalato ancora una volta la forza di rialzarci, di sentirci forti e allora facciamolo, prima che si stanchi e magari si lasci andare. Che non succeda mai ma quel giorno se mai dovesse arrivare, Briatico subirebbe una perdita maggiore del terremoto del 1783. Per queste ragioni ed in onore della Torre, Briatico nel Mondo ha approvato la prossima iniziativa estiva del 2013, che si chiamerà' “Riscopriamo la Marina”. Una serata dedicata ad una grande festa-incontro all'insegna del mare e dei suoi prodotti con sagra gastronomica di pesce.Una festa che coinvolgerà in primis i pescatori con le loro organizzazioni locali e poi un gruppo di volontari locali che stiamo organizzando per ripulire la Marina e la sua immagine.  Al termine speriamo che ci siano: musica, balli e canti come succedeva nella marina di qualche decennio fa, quella che negli anni sessanta - settanta ha fatto sognare tanti giovani briaticesi e non che scendevano numerosi alla sera a piedi e sotto la luce di qualche faro improvvisato ballavano nella rotonda sul mare abbracciati e protetti dalla nostra Torre di Briatico”.
Franco Vallone

venerdì 15 febbraio 2013

Svuotavano società per non pagare erario e creditori

Agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta gli imprenditori Ivano, Giuseppe ed Emiliana Ceravolo e il commercialista Sergio Scalise di Lamezia Terme. Nell’ambito dell’operazione condotta da Procura e GdF eseguito il sequestro di due aziende (valore un milione).

 
Fanalino di coda in tutte le classifiche, ma primo della classe in materia di bancarotta, meglio se fraudolenta. Un “primato” che se da una parte il Vibonese si ritrova sul groppone, dall’altra dà l’idea del lavoro condotto dalla Procura che, con l’ausilio della Guardia di finanza e in stretta sinergia con la Sezione fallimentare del Tribunale, ha già portato a 15 arresti e al sequestro di beni per oltre 7 milioni e mezzo di euro. È stata denominata “Food Service” l’ultima operazione sul tema, conclusasi ieri con l’arresto (domiciliari), per bancarotta fraudolenta, di tre fratelli, imprenditori vibonesi e del loro commercialista di Lamezia Terme. Eseguito inoltre il sequestro preventivo di due aziende del settore ittico e delle quote sociali (in particolare tutti i beni strumentali e i rapporti funzionali all’esercizio dell’im - presa), per un valore di un milione di euro. In pratica i tre imprenditori avrebbero continuato a operare nello stesso settore e con la stessa struttura aziendale della società fallita (la Food Service) che, ma soltanto sulla carta, nel giro di pochi mesi sarebbe stata trasferita a due persone residenti in Piemonte, continuando a essere attiva nel Vibonese con un’altra ragione sociale. Tecnica che avrebbe consentito ai tre fratelli di sottrarre disponibilità finanziarie e altre utilità al concordato fallimentare che, tra l’altro, non ha trovato alcun documento contabile per la ricostruzione del volume d’affari. Operazione che, per gli inquirenti, sarebbe stata condotta con il contributo del commercialista che avrebbe consentito il fittizio trasferimento di quote societarie. In esecuzione della misura cautelare, disposta dal gip Gabriella Lupoli su richiesta del pm Santi Cutroneo, ieri i militari del Nucleo di polizia tributaria e di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza di Vibo Valentia, hanno proceduto all’arresto dei fratelli Ivano Ceravolo, 31 anni, originario di Vibo ma residente a Mira (Venezia); Emiliana Ceravolo, 38 anni residente a Vibo Marina e Giuseppe Ceravolo, 39 anni residente a Longobardi. Ai domiciliari anche Sergio Scalise, 46 anni, commercialista di Lamezia Terme. Indagato per bancarotta fraudolenta anche Domenico Rizzo, 49 anni, originario di Vibo ma residente a Carmagnola (Torino) – il quale si sarebbe ritrovato amministratore della Food Service a sua insaputa – destinatario di un avviso di garanzia. Sono stati invece apposti i sigilli, nell’area industriale di Maierato, alle società “Cerpesca srl” e Cerpesca Ceravolo srl”, mentre il gip non ha accolto la richiesta di sequestro nei confronti della “NordEst surgelati srl” in quanto, seppure controllata da Ivano Ceravolo, «non si è rivelata, allo stato, consistente collettore di beni già di appartenenza della Food Service». Secondo quanto emerso dalle indagini –scattate lo scorso anno e condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e della Sezione di polizia giudiziaria di Vibo – dalle “ceneri” fallimentari della società Food Service, operante nella produzione e vendita all’in - grosso e al dettaglio di prodotti ittici surgelati o alimentari, sarebbero sorte tout-court altre due società. Dapprima la Cerpesca srl, poi la Cerpesca Ceravolo srl. Società definite «alter ego della fallita » dagli inquirenti per i quali, attraverso la loro costituzione gli imprenditori avrebbero distratto dal patrimonio aziendale beni societari e risorse finanziarie per centinaia di migliaia di euro. In pratica la Food Service srl, dichiarata fallita nell’aprile 2011, sarebbe stata svuotata dei beni con la sottrazione al fisco di 2 milioni. Ammonterebbe invece a 600mila euro il danno ai creditori. A consentire agli inquirenti di scrivere un altro capitolo del complesso tomo sulla bancarotta fraudolenta nel Vibonese, la segnalazione – da parte del giudice della Sezione fallimentare del Tribunale, Fabio Regolo (che da tempo lavora in stretta collaborazione con Procura e Gdf) –di un’ipotetica distrazione di beni dalla procedura concorsuale. Ipotesi investigativa sulla quale si sono concentrate le indagini delle Fiamme gialle, su delega della Procura. I particolari dell’operazione “Food Service” sono stati illustrati ieri a Vibo Valentia dal procuratore Mario Spagnuolo, dal sostituto Cutroneo, dal col. Paolo Valle (comandante della Gdf) e dal ten. Michele Di Nunno, a capo del Nucleo di polizia tributaria.
Marialucia Conistabile

Faida di Stefanaconi, blitz e arresti in un appartamento di Piscopio

Bloccati per violazione dell’obbligo di dimora Raffaele Moscato e Rosario Battaglia in precedenza indagati per detenzione di arma clandestina.

 
 
 
 
 
Sono stati svegliati all’alba. Dormivano in un appartamento di via Regina Elena, a Piscopio, frazione di Vibo Valentia. Non erano armati e non hanno opposto alcuna resistenza. Si sono consegnati tranquillamente agli agenti della Mobile ed ai poliziotti dell’anticrimine, che hanno partecipato alla delicatissima operazione. Raffaele Moscato, 24 anni di Vibo Marina, e Rosario Battaglia, 28 anni, di Vibo Valentia, sono finiti in carcere su ordinanza del gip distrettuale. Nei loro confronti l’accusa di violazione del divieto di dimora a Vibo Valentia e provincia, a cui erano stati sottoposti nell’ottobre scorso. Un aggravio, quindi, della misura che li ha spediti entrambi in carcere. I nominativi di Moscato e Battaglia erano balzati alle cronache in seguito alla sanguinosa faida tra i Patania di Stefanaconi (ormai decimati dai “colpi” inferti della procura distrettuale antimafia di Catanzaro) ed i cosiddetti Piscopisani. Entrambi erano stati arrestati dopo l’omicidio di Francesco Scrugli, avvenuto il 21 marzo dello scorso anno in una palazzina in via dell’Arenile a Vibo Marina. Un agguato al quale erano miracolosamente sfuggiti, anche se rimasti feriti e quindi costretti a ricorrere alle cure dei medici del Pronto soccorso. In quel caso, ad incastrarli era stato il rinvenimento di una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, che in seguito alle indagini sviluppate dalla squadra Mobile di Vibo Valentia, è emerso fosse nella loro disponibilità. Moscato e Battaglia sono stati scarcerati per decorrenza dei termini della custodia cau telare (insieme a Rosario Fiorillo, 23 anni, di Piscopio anche lui coinvolto in quella vicenda) a distanza di circa sei mesi. Il provvedimento del gip è stato emesso sulla base di un’istanza presentata dal loro legale di fiducia, l’avvocato Francesco Muzzopappa. Ma in quel provvedimento il giudice aveva imposto il divieto assoluto di dimora a Vibo Valentia e provincia. Non solo per la pericolosità dei soggetti scarcerati, quanto perché ritenuti nel mirino delle cosca rivale. Nonostante ciò nel novembre scorso gli agenti delle Volanti avevano segnalato all’autorità giudiziaria la presenza di Raffaele Moscato in un locale di Vibo e sulla base di ciò il gip distrettuale nel giro di pochi giorni aveva disposto la custodia cautelare in carcere. Moscato, pertanto, veniva ricercato già da qualche mese perché stante il provvedimento cautelare a suo carico veniva a trovarsi in regime di latitanza. E dopo pedinamenti, indagini, controlli a vasto raggio e, forse, qualche soffiata – anche se in tal senso il dirigente della Mobile Antonio Turi, nel corso di un breve incontro con i giornalisti, non ha ritenuto di dover fornire ulteriori particolari – hanno scovato Moscato all’interno di un appartamento a Piscopio. Ma il blitz della polizia scattato all’alba di ieri mattina ha permesso alla Polizia di sorprendere anche Rosario Battaglia. Entrambi dormivano in un appartamento dello zio di quest’ultimo. Il gip informato tempestivamente anche della presenza di Battaglia, nei cui confronti era ancora in vigore il divieto di dimora, ha emesso in pochissimo tempo, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche nei suoi confronti. Nessuna contestazione di reato a carico dei parenti di Battaglia proprietari dell’abitazione dove i due avevano trascorso la notte. Non si esclude, tuttavia, che gli agenti da giorni ormai seguissero le mosse di entrambi, aspettando il momento giusto per fare irruzione nell’appartamento.
 
 

lunedì 11 febbraio 2013

IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI AL MONDO



"Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio".


BENEDETTO XVI
#per gentile concessione di Elia Fiorenza

lunedì 4 febbraio 2013

ASP, ARPACAL, SORICAL E BENZENE...

Il lago avvelenato dell'Alaco oggi posto sotto sequestro
A pensarci così, d’amblè, ci si chiede come una sostanza tipo il benzene, contenuto nei processi industriali petroliferi, sia potuto arrivare fino a mille metri di altezza. Eppure, secondo le analisi confermate dall’Asp di Catanzaro, quel costituente è li nelle acque del bacino oggi come ieri sempre più avvelenato. Del resto, parlare dell’Alaco è un po’ come raccontare il segreto di pulcinella. Tutti sanno. E quelli che non sanno immaginano. Perché l’acqua che scorre nei rubinetti di 400milacalabresi è fetida. Fetida e puzzolente. E poi odora di malapianta. Quella, ad esempio, del binomio pubblico-privato che porta il nome di Sorical. O addirittura quella dell’Arpacal, che per settimane custodisce in un cassetto dati allarmanti di sostanze pericolose come il benzene, rilasciandole - per non si sa quale incredibile ragione, forse ci penserà la magistratura - dopo settimane. Per non parlare ovviamente dei tanti sindaci corresponsabili del disastro ambientale più grave degli ultimi decenni. Perché giorno dopo giorno, malgrado le pezze e le rassicurazioni mosse dagli amministratori locali in primis, principali testimonial positivi della ormai famosa catena di sant’Antonio “total calabra”, la torbida situazione che circonda il vibonese inizia davvero ad assumere contorni fin troppi chiari e, purtroppo, fin troppi disastrosi. Se alle fine delle indagini la Procura avrà avuto ragione a dubitare di questo sistema malato, l’accusa più infamante per alcuni dei 26 indagati del capitolo “Acqua sporca” sarà avvelenamento colposo di massa. Un triste suggello ai tanti presentimenti di moltissimi visionari che già da parecchi anni lanciano allarmi inascoltati. E la memoria fa un passo indietro, iniziando a ricomporre pezzi di un puzzle che, malgrado i tentativi continui di insabbiamento e sottovalutazioni varie, trovano spazio e forza in una sorta di giustizia divina. Perché in questo tremendo racconto di colonizzazioni condivise dai colonizzati tutto ritorna sempre a galla. Feci incluse. E si ricorda improvvisamente la vecchia storia di una ditta cosentina appartenente ad un imprenditore coinvolto in traffici illeciti di materiale tossico e che, dice una legenda sempre meno legenda, scaricava nell’invaso delle Serre fusti inquinanti e addirittura interi camion carichi di qualunque nefandezza. Poco prima dell’inchiesta partita dalla Procura di Vibo, i responsabili della società che gestisce gli acquedotti regionali, si erano persino spinti a proclamare il liquido da loro trattato talmente buono da potersi anche bere. Semplicemente verrebbe da dire “vergogna”. Ma occorre rimanere fiduciosi perché non tutto può essere sottaciuto, specie quando l’evidenza dei fatti imputabili, mista alla gravità degli stessi, sono così pesanti. A meno che non si voglia far passare questo nuovo allarme come un problema superabile in tempi brevi. Non è più il caso. Un po’ perché sembra ormai impossibile conciliare due realtà antitetiche fra loro come, appunto, Alaco e acqua buona, e un po’ perché di tempo, la cittadinanza, non ne è più disposta ad attenderne. Diversamente, i calabresi dovrebbero prendere atto del loro valore di uomini e cittadini, venduti caramente al potente di turno per le solite quattro lire.

Angelo De Luca

mercoledì 30 gennaio 2013

Operazione fondali cristallini: le immagini




 

Comunicato Stampa della Capitaneria di porto


Comunicato Stampa di Mercoledì 30 gennaio 2013

 

PIZZO: OPERAZIONE “FONDALI CRISTALLINI”
I SUB DELLA GUARDIA COSTIERA BONIFICANO 2000 MQ DI FONDALE DA LASTRE DI ETERNIT
 
 
 
Sono terminate oggi le operazioni di bonifica di oltre duemilametriquadrati di fondali marini antistanti la località “pisciallogghu” del Comune di Pizzo (VV). L’operazione, denominata per gli organi di stampa “FONDALI CRISTALLINI”, ha visto l’impiego per tre giorni consecutivi 28, 29 e 30 gennaio 2013, i militari del Terzo Nucleo Sub della Guardia Costiera di Messina, che sono stati impegnati, con specifico Ordine di Operazioni, direttamente dal Terzo Reparto del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto di Roma. L’attività investigativa è stata condotta dal personale dell’Ufficio Locale Marittimo di Pizzo sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina, che ha poi richiesto alla Direzione Marittima di Reggio Calabria la possibilità di intervento dei predetti sommozzatori. Ignoti, infatti, avevano pensato di smaltire delle lastre di eternit, presumibilmente utilizzate come copertura di un fabbricato, nello splendido mare della bellissima Pizzo. Scattava, quindi, l’informativa di Reato alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, con contestuale interessamento della Civica amministrazione Comunale di Pizzo, che s’impegnava a sostenere le spese di smaltimento del materiale inquinante recuperato, coinvolgendo una ditta specializzata nel settore. I sub della Guardia Costiera hanno operato con delle speciali tute bianche per evitare che le polveri potessero attaccarsi alle mute da sub, eseguendo una ricerca con tecniche e strumentazioni subacquee all’avanguardia, che hanno consentito di monitorare e recuperare il materiale che era stato abbandonato sul fondale marino in un’area di circa 2000 mq. Oltre cento i kg di eternit recuperati nei tre giorni, che sono stati consegnati alla Ditta commissionata dal Comune di Pizzo, che ha provveduto, di volta in volta, a posizionarli in contenitori speciali per il successivo smaltimento. Due le unità navali della Guardia Costiera di Vibo Valentia Marina, impegnate a dare assistenza ai sub durante le operazioni e due le radiomobili CP impegnate nel controllo del traffico stradale. Un’attività ambientale di sicuro successo, ha commentato il Comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina – C.F. (CP) Paolo MARZIO, che ci ha tenuto ad evidenziare che quando le istituzioni si uniscono per contrastare le illegalità, riescono, come in questo caso, a raggiungere i risultati sperati. Bonificata, grazie a queste operazioni nelle quali sono state rinvenuti e recuperati altri rifiuti di tipo solido urbano, un tratto di fondale marino che proprio perché vicino a costa, poteva essere pericoloso per la balneazione. Continueremo, ha aggiunto il  Comandante MARZIO, ad operare sull’intero Compartimento Marittimo di Vibo Valentia Marina, per verificare, accertare e reprimere eventuali inquinamenti dell’eco-sistema marino.-
 
 

 
 

Mercoledi 6 Marzo 2013 Ore 21.00
Teatro A.Rendano Cosenza

GIOVANNI ALLEVI
Live con Orchestra

Il M° Giovanni Allevi è uno dei maggiori compositori puri e incontaminati dell’attuale panorama internazionale. È compositore, direttore d’orchestra e pianista. Ha poco più di quarantatre anni, benché ne dimostri quindici di meno. Ha una laurea con lode in Filosofia e due diplomi di Conservatorio, conseguiti con il massimo dei voti in Pianoforte e Composizione, ma afferma: “Attraverso la musica vedo il mondo con gli occhi di un bambino”. Sul palco veste in jeans e scarpe da tennis, non per rinnovare il “look” del musicista classico ma per sentirsi completamente se stesso: per lui, quello che conta sono le note, tutto il resto è superfluo. Così Allevi diventa un fenomeno sociale, l’enfant terrible che ha lasciato annichilito il mondo accademico con il suo straordinario talento e carisma. Entra nell’immaginario collettivo delle nuove generazioni che affollano i suoi concerti, e con le quali ha instaurato un rapporto privilegiato, e, come lui afferma, “misterioso”. Le sue composizioni tratteggiano i canoni di una nuova “Musica Classica Contemporanea”, attraverso un linguaggio colto ed emozionale, che prende le distanze dall’esperienza dodecafonica e minimalista, per affermare una nuova intensità ritmica e melodica europea fondata sulle forme della tradizione classica infuse dei suoni del Presente. Per il suo impegno intellettuale Allevi, oltre a sollevare l’entusiasmo del suo pubblico, ha ricevuto attestazioni di stima da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di Papa Benedetto XVI, del Premio Nobel Mikhail Gorbaciov e di molti esponenti del mondo artistico e culturale. Tanti i concerti e le sue tournées internazionali. Tra gli ultimi successi in ordine di tempo vale la pena di ricordare: la direzione delle proprie musiche eseguite dalla China Philharmonic Orchestra nel concerto alla Città Proibita di Pechino durante le Olimpiadi 2008, il debutto alla Carnegie Hall di New York ad apertura del tour americano, il concerto di pianoforte solo per il Teatro San Carlo in Piazza del Plebiscito a Napoli di fronte a 11mila persone e il concerto all’Arena di Verona in cui Giovanni Allevi ha diretto la propria musica per orchestra sinfonica alla guida della “All Stars Orchestra”, (un’orchestra di 90 elementi scelti tra i virtuosi dei più importanti ensemble musicali del mondo), di fronte ad un pubblico di oltre 12mila persone (da cui è tratto il CD/ DVD Allevi&All Stars Orchestra). A seguito dell’ “Alien World Tour” che lo ha visto impegnato dal 2010 con una serie di concerti di pianoforte solo per presentare l’album ALIEN, iniziato con le premières estere in Svizzera, California e Giappone e continuato in Italia e nelle maggiori capitali europee nel 2011, dal 30 aprile 2012 è disponibile la prima release discografica di Giovanni Allevi concepita per il mercato francese: SECRET LOVE. L’album, è un best of delle sue più note composizioni per pianoforte solo, contenente 14 tracce in studio e 4 dal vivo. Il 2012 segna il suo ritorno all’attività concertistica con importanti eventi live e di rientro dalle Olimpiadi di Londra, dove è stato chiamato per la seconda volta consecutiva a rappresentare la musica italiana, registra il suo primo concerto per violino e orchestra, inserito nel suo nuovo album di composizioni sinfoniche SUNRISE uscito il 30 ottobre 2012 La Première Mondiale dell’opera che vede il M° Allevi alla guida dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice e del violinista solista, Mariusz Patyra, già vincitore del Premio Paganini, si è tenuta lo scorso 14 novembre al Teatro Carlo Felice di Genova.