mercoledì 30 gennaio 2013
Comunicato Stampa della Capitaneria di porto
Comunicato
Stampa di Mercoledì 30 gennaio 2013
PIZZO: OPERAZIONE “FONDALI CRISTALLINI”
I SUB DELLA GUARDIA COSTIERA BONIFICANO 2000
MQ DI FONDALE DA LASTRE DI ETERNIT
Sono
terminate oggi le operazioni di bonifica di oltre duemilametriquadrati di fondali
marini antistanti la località “pisciallogghu” del Comune di Pizzo (VV).
L’operazione, denominata per gli organi di stampa “FONDALI CRISTALLINI”, ha
visto l’impiego per tre giorni consecutivi 28, 29 e 30 gennaio 2013, i militari
del Terzo Nucleo Sub della Guardia Costiera di Messina, che sono stati
impegnati, con specifico Ordine di Operazioni, direttamente dal Terzo Reparto del
Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto di Roma. L’attività
investigativa è stata condotta dal personale dell’Ufficio Locale Marittimo di
Pizzo sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia
Marina, che ha poi richiesto alla Direzione Marittima di Reggio Calabria la
possibilità di intervento dei predetti sommozzatori. Ignoti, infatti, avevano pensato
di smaltire delle lastre di eternit, presumibilmente utilizzate come copertura
di un fabbricato, nello splendido mare della bellissima Pizzo. Scattava,
quindi, l’informativa di Reato alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia,
con contestuale interessamento della Civica amministrazione Comunale di Pizzo,
che s’impegnava a sostenere le spese di smaltimento del materiale inquinante
recuperato, coinvolgendo una ditta specializzata nel settore. I sub della
Guardia Costiera hanno operato con delle speciali tute bianche per evitare che
le polveri potessero attaccarsi alle mute da sub, eseguendo una ricerca con
tecniche e strumentazioni subacquee all’avanguardia, che hanno consentito di
monitorare e recuperare il materiale che era stato abbandonato sul fondale
marino in un’area di circa 2000 mq. Oltre cento i kg di eternit recuperati nei
tre giorni, che sono stati consegnati alla Ditta commissionata dal Comune di
Pizzo, che ha provveduto, di volta in volta, a posizionarli in contenitori
speciali per il successivo smaltimento. Due le unità navali della Guardia
Costiera di Vibo Valentia Marina, impegnate a dare assistenza ai sub durante le
operazioni e due le radiomobili CP impegnate nel controllo del traffico
stradale. Un’attività
ambientale di sicuro successo, ha commentato il Comandante della Capitaneria di
Porto di Vibo Valentia Marina – C.F. (CP) Paolo MARZIO, che ci ha tenuto ad
evidenziare che quando le istituzioni si uniscono per contrastare le
illegalità, riescono, come in questo caso, a raggiungere i risultati sperati.
Bonificata, grazie a queste operazioni nelle quali sono state rinvenuti e
recuperati altri rifiuti di tipo solido urbano, un tratto di fondale marino che
proprio perché vicino a costa, poteva essere pericoloso per la balneazione.
Continueremo, ha aggiunto il Comandante MARZIO, ad operare sull’intero
Compartimento Marittimo di Vibo Valentia Marina, per verificare, accertare e
reprimere eventuali inquinamenti dell’eco-sistema marino.-
Dai fondali oltre 100 Kg di eternit
Oltre duemila metri quadrati di fondali marini antistanti la costa di Pizzo sono stati bonificati dal personale della Capitaneria di porto e dai sommozzatori provenienti da Messina.
I sub della Guardia Costiera hanno prelevato dai fondali oltre cento chili di eternit che sono stati successivamente depositati in contenitori speciali per il successivo smaltimento. Al termine dell'operazione è stata depositata una informativa alla Procura di Vibo Valentia.
"Si tratta di un'attività ambientale di sicuro successo", ha commentato il comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina, Paolo Marzio. "Quando le istituzioni si uniscono - ha aggiunto - per contrastare le illegalità, riescono, come in questo caso, a raggiungere i risultati sperati. Bonificato, grazie a queste operazioni nelle quali sono stati rinvenuti e recuperati altri rifiuti di tipo solido urbano, un tratto di fondale marino che proprio perché vicino a costa, poteva essere pericoloso per la balneazione". "Continueremo ad operare sull'intero Compartimento Marittimo di Vibo Valentia Marina - ha concluso il comandante Marzio - per verificare, accertare e reprimere eventuali inquinamenti dell'eco-sistema marino".
La Marina di Briatico icona di Sony e Trony
Sony Xperia tablet Z |
Lo spot pubblicitario che imperversa da tempo sui media lo conoscono tutti: “Trony, non ci sono paragoni”, Trony in effetti è una catena made in Italy di punti vendita di elettrodomestici ed el...ettronica al consumo, con una unica insegna e parametri e qualità costante e condivisa. Oramai, prima di comprare, il potenziale cliente gira per la rete alla ricerca di informazioni dettagliate, di prezzi concorrenziali e sorprese del last minute... Ma la sorpresa deve essere stata ancora più grande per Giuseppe Conocchiella di Briatico che, navigando in internet sui vari motori di ricerca di attrezzature informatiche di ultima generazione, si è visto spuntare, proprio nelle pagine ufficiali di Trony, il nuovissimo tablet della Sony, il modello Xperia Z, che, oggi sul mercato solo per il Giappone, sarà il tablet più sottile al mondo con uno spessore di soli 6,9 mm... Ma la notizia non è questa. A riempire lo schermo del tablet targato Sony una bellissima immagine della Marina di Briatico con tanto di torre di avvistamento “Rocchetta”, mare azzurrissimo e una barca briaticota in primo piano. Lo stupore di Giuseppe Conocchiella per la piacevole scoperta diventa oggi un punto di orgoglio per tutti i cittadini di Briatico, per i tanti pescatori che si ritrovano come luogo di lavoro, di partenza e di approdo, uno dei paesaggi più belli al mondo. La felice scelta di Trony e di Sony ci fa capire e comprendere quanto la città di Briatico, con la sua comunità, debba fare attenzione a tutelare il patrimonio storico, paesaggistico e ambientale del fantastico territorio calabrese.
Franco Vallone
-Articolo integrale a cura di Franco Vallone su Calabria Ora del 29 gennaio 2013-
lunedì 28 gennaio 2013
MALASANITA' E MALASANTITA': UN CASO VIBONESE
A raccontare le storie di malasanità calabrese si perde solo tempo. In pochi ci credono e in molti vorrebbero lasciare correre. Questa regione, così com’è, deve continuare a vivere di sudditanza. Sudditanza e morti ammazzati. Non solo da lupare e nove per ventuno. L’arma, in altre parti d’Italia della salvezza, qui si può anche chiamare bisturi. E il giogo della sanità, del resto, arricchisce da sempre un sistema a doppio binario: medici dentro, medici fuori. Più tutto l’indotto. Che tradotto significa commistioni tra pubblico e privati, mazzieri della politica e registi della ‘ndrangheta. Infine, lasciati come ultimi tra gli ultimi, a spartirsi briciole di una torta che, da buoni cittadini di questa strana Italia spetterebbe loro per diritto e non per dovere, ci sono i calabresi. Quelli comuni, ovviamente. Quelli che agiscono in virtù delle esigenze e meno delle conoscenze. Quelli che altrimenti non saprebbero dove andare perché stare a Milano o a Bologna costa troppo e poi comunque “s’aju u muru, moru u stessu”. Quelli che in Calabria ci può essere anche della buona sanità e quelli che per un appendicite o una coliciste “un ospedale vale l’altro”. Quelli che, a poco a poco, iniziano infine ad avere paura. Paura persino di operazioni banali. Perché in Calabria, i calabresi senza santi in paradiso e cristi a cui pregare, per queste cose ci sono rimasti secchi. In pochi anni, dice la commissione nazionale “errori sanitari”, 70 accertati e 60 presunti. Un triste record minacciato ancora da patti di stabilità e piani di rientro, da uno politica che guarda troppo a spendere meno per poter mangiare di più. Succede questo. Ed è successo veramente. Federica, ad esempio, è morta a sedici anni. “Signora – avevano detto alla madre prima di anestetizzare la figlia – non si preoccupi. Per noi questa è routine”. Poi il black-out, l’imprevisto. “Un respiratore, veloce” gridava il chirurgo alla sua equipe. Ma quel respiratore non funzionava: la spina era staccata. Attimi. Il tuo corpo è senza ossigeno. Federica oggi sarebbe stata all’università. Sarebbe stata una giornalista, una di quelle che sanno raccontare storie. Come quella della sua vicina di casa un po’ strana. Si, proprio la vecchina del piano superiore che, a seguito di un articolo apparso su un giornalino della scuola, aveva deciso di querelarla per diffamazione. Federica oggi sarebbe stata una ballerina. Perché, forse, era ciò che amava di più insieme alla vita. O magari c’è Maria Luisa, madre di tre figli piccoli e vittima, a sua insaputa, di un errore ancora tutto da stabilire. Le dicevano “li a Villa dei Gerani sanno operare bene. E poi, per una colicisti c’è bisognu a vai a Nova Yorka?” Maria Luisa si fidava. O forse sapeva di non potere stare troppo lontano dai suoi figli. Del resto, il marito lavorava tutto il giorno con gli animali e, per lui, stare dietro a quei marmocchi era peggio che andare all’inferno. A Pantaleone piaceva stare tutto il giorno in mezzo alle campagne da solo con cani, pecore e capre. E Maria Luisa questo lo sapeva. “Tre giorni e lei sarà fuori signora”, le dicevano. Poi l’operazione, il viso giallo, i dolori. Tre giorni diventati sette. “Dovremmo spostare sua moglie a Messina”, informavano il marito. “Che fa, la porta lei in macchina?” Ma Pantaleone non capiva, stava li a guardare quello stimato chirurgo con gli occhi sgranati. Lui era il luminare, mentre umilmente lui riconosceva la sua posizione socialmente inferiore. “Il medico è lui -ripeteva tra se e se – dunque lui sa che cosa sta facendo”. E nell’attesa di decidere se prendersi in carico la moglie o spingere per un autoambulanza ripeteva “perché mi stanno dicendo questo?” “Non si preoccupi, andiamo a Messina per ulteriori accertamenti”. Ma Messina improvvisamente diventa il calvario. Giovanna, 36 anni e quattro operazioni in dieci giorni, muore al policlinico universitario di Germaneto, stroncata da una pancreatite dovuta alle tante infezioni provocate dalle troppe operazioni avute in due settimane per degli errori ancora da capire e accertare. Storie di malasanità. Storie di malasanità in Calabria. E nessuno parla. E forse neanche paga.
Angelo De Luca
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domenica 27 gennaio 2013
A sei anni dalla scomparsa, per ricordare Federica Monteleone
Federica, morta a 16 anni a seguito di un intervento di appendicite a Vibo |
Ricordare Federica. E ricordarla nel migliore dei modi. Fuori la tristezza, dentro l’allegria. L’esempio. L’esempio di una ragazza fermata sul più bello della sua vita, quando le sue passioni crescevano insieme all’impegno e al sacrificio quotidiano. Perché Federica amava ballare e amava scrivere. A passi di danza fino al giorno prima il suo ricovero all’ospedale “Jazzolino” e a colpi di penna su diari e fogli bianchi intrisi di inchiostro rimasto indelebile. E poco importa se nonostante la giovane età Federica aveva già nella bacheca attestazioni accademiche e riconoscimenti al merito. Lei si. Lei avrebbe di sicuro coronato il suo sogno. Così, ieri mattina nell’aula magna del Liceo Scientifico “Berto” di Vibo Valentia, la scuola a lei cara, “la sua – come ha sottolineato mamma coraggio Mary Sorrentino – palestra di vita”, ha voluto regalarle un tributo speciale a sei anni dalla sua scomparsa. Un incontro voluto e sposato sin da subito dalla preside Maria Silvestro, utile per ricordare agli studenti “l’importanza di seguire le proprie passioni”. Proprio come Federica, vittima sacrificale di una terra che dalla sue già tante anomalie è riuscita a svelarne un’altra ancor peggiore. L’appuntamento, iniziato con una serie di balletti della sezione “Federica Monteleone” della scuola di danza “Arabesque” di Vibo Marina, è stato intenso ed emozionante nella sua semplicità. Giovanna Giacco e Sergio Gambino hanno raccontato alla platea l’importanza di “inseguire e coltivare tramite l’impegno giornaliero il piccolo sogno che c’è dentro di noi”. La Giacco, da esperta conoscitrice del mondo dello spettacolo, ha sottolineato la necessità di “prefissarsi innanzitutto degli obiettivi”, prendendo spunto dalla breve, ma significativa, vita della studentessa della “II F”, e “rafforzare giorno per giorno la consapevolezza di potercela fare”. Sergio Gambino, invece, ha voluto concentrare l’attenzione sui problemi del territorio, cercando di insegnare agli studenti l’arte della conoscenza e dell’informazione, perché “è proprio da questi punti che si può creare una rinnovata coscienza collettiva per il cambiamento di questa martoriata regione”. Argomenti, quelli sottolineati da Gambino, che sono poi stati rafforzati dall’intervento finale del naturalista Francesco Bevilacqua, il quale, durante la sua lectio magistralis sull’anima dei non luoghi, ha spiegato con parole e immagini il significato dell’altra Calabria, ovvero di quella terra ancora sconosciuta e vergine. “La Calabria che tutti – ha commentato – dovremmo imparare ad apprezzare e conoscere per carpirne essenza e bellezza”. Degni aggettivi per “sanificare anche la nostra mentre”.
Adèl
giovedì 24 gennaio 2013
I genitori briaticesi scrivono al Prefetto Michele Di Bari
Illustrissimo Prefetto, siamo i
genitori degli alunni della scuola elementare e media di Briatico e chiediamo,
a gran voce, il suo intervento a tutela dei nostri figli che, da mesi, vivono
la quotidianità scolastica in una situazione di allarmante disagio e latente
pericolo. Brevemente Le illustriamo le ragioni che ci
spingono a rivolgerLe questa accorata richiesta di aiuto cercando di rappresentare
le differenti situazioni che, a tutt’oggi, non consentono ai nostri figli di
esercitare pienamente i loro diritti di studenti e cittadini.
In seguito a verifiche effettuate dal
Comando provinciale dei Vigili del fuoco e da altri organi preposti, sulla
scorta di specifiche segnalazioni da parte di alcuni genitori, con decorrenza 31
ottobre 2012 venivano chiusi i plessi scolastici della scuola primaria di Briatico
e della scuola dell’infanzia della frazione S. Costantino “per problemi di sicurezza a
causa di una accertata precarietà strutturale”. I bambini di quattro
classi delle elementari di Briatico venivano provvisoriamente allocati nei
locali della scuola professionale ANAP – siti in località Cocca – mentre i
bambini della scuola dell’infanzia venivano spostati nel plesso della frazione
S. Leo. In breve tempo, per i bambini di San Costantino si attivava, non senza
disagi, il trasferimento nei locali della scuola dell’infanzia della frazione
S. Leo mentre per i bambini della scuola elementare iniziava, quella che
possiamo definire, un’Odissea. Infatti i danni della struttura di Briatico, di
più rilevante e grave entità, determinavano la necessità di prolungare la
permanenza dei bambini nei locali messi a disposizione dalla scuola
professionale ANAP. I bambini di S. Costantino privati del loro ambiente, con
grande sacrificio e difficoltà di natura logistica, hanno dovuto adattarsi alla
nuova destinazione che, nonostante grandi limiti, garantisce la quotidianità scolastica,
invece, dai primi di novembre i bambini delle classi I, II, III, e V sono stati
collocati nei locali dell’ANAP e hanno iniziato a vivere nel disagio, prima, di
aver dovuto condividere i bagni esterni alle aule in promiscuità con gli
adolescenti presenti nella struttura ed impegnati nei corsi professionali, ora
in balia del freddo, del vento e della pioggia che impediscono loro di uscire e
soddisfare le fisiologiche esigenze naturali esponendoli, fra le altre cose, a
frequenti sbalzi termici ed al rischio di pericolose cadute.
A questo si aggiungano le continue
infiltrazioni di pioggia e la condensa delle aule che mettono a repentaglio la salute
dei bambini e degli stessi insegnanti. Agli evidenti disagi, certo, non pongono
rimedio i termosifoni, riattivati dopo le rimostranze dei genitori solo a
dicembre inoltrato che, malgrado il ripristino, non funzionano con la dovuta continuità
nei diversi plessi a causa della precarietà e vetustà degli impianti.
Se la sicurezza e l’incolumità dei
bambini delle elementari sono state alla base della decisione della Commissione
Prefettizia di chiudere la scuola elementare di Briatico, riteniamo che, ancora
oggi sia pure all’interno di un contesto diverso, i rischi per gli alunni
permangano in tutta la loro gravità e complessità.
Consideri inoltre che, malgrado la
precarietà della situazione logistica, i gravissimi disagi ambientali e la
mancanza della mensa, per la quale non è stata ancora istruita
la gara di appalto per il corrente anno scolastico, i bambini nei
giorni di lunedì, mercoledì e venerdì sono tenuti al rientro pomeridiano e
passano l’intera giornata al freddo senza alcuna possibilità, soprattutto quelli
delle frazioni, di poter godere di un pasto caldo.
Nel mesi di novembre e di dicembre abbiamo
avuto più incontri con la Dirigente Scolastica e con il Commissario
Prefettizio; dagli stessi, più volte, è venuta la rassicurazione che si
trattava di situazioni di emergenza, sulle quali si stava incessantemente
lavorando, ed alle quali si sarebbe celermente posto rimedio avendo individuato
nei plessi scolastici delle frazioni di S. Leo e Sciconi le strutture che, con
lavori di ripristino di lievissima entità, avrebbero dovuto soddisfare le
esigenze della scuola.
Agli incontri abbiamo dimostrato sempre grande senso di
responsabilità, nonostante i grandi disagi patiti dai nostri figlioli, abbiamo
compreso le gravi difficoltà in cui versa il nostro comune, in seguito al
dichiarato dissesto finanziario, non
abbiamo mai alzato la voce o inscenato clamorose proteste mantenendo il
confronto all’interno di una dialettica civile e democratica tuttavia, dopo circa
tre mesi, nulla è stato fatto.
Neppure la nostra richiesta di
rimodulare in via emergenziale ed eccezionale, fino al ripristino del
servizio mensa, l’orario scolastico, allungando la settimana scolastica e
riducendo i rientri pomeridiani in attesa dell’avvio della mensa, senza andare
ad intaccare il monte-ore della scuola compromettendone gli organici, è stata presa
nella dovuta considerazione.
In tal modo i bambini avrebbero
potuto evitare di pranzare con il classico panino e, nelle ore pomeridiane, non
sarebbero stati esposti alle intemperie ed al pungente freddo delle aule
determinato dalla carenza degli impianti di riscaldamento presenti nei diversi
plessi. Si tratta di una richiesta che oggi, più dei mesi precedenti, sentiamo
legittimamente di dover ribadire.
Un ultima riunione, del 17 gennaio
u.s. alla presenza della D.ssa Ingenito (Commissario Prefettizio) e dei
rappresentanti della Scuola (Prof.ssa Carnovale), non è andata oltre le
generiche promesse e le rituali rassicurazioni.
Nel Consiglio di Istituto del 22
dicembre 2012, dove tali importanti argomenti erano stati per l’ennesima volta
portati alla discussione, il Dirigente
scolastico (D.ssa Pileggi) aveva fornito ampie rassicurazioni sul fatto che i
bambini delle elementari, al rientro dalla vacanze natalizie, avrebbero iniziato
le attività didattiche nel plesso della frazione di S. Leo che,
contestualmente, i bambini della scuola dell’infanzia di quel plesso sarebbero
stati trasferiti nel plesso di Sciconi e che ciò avrebbe consentito il rientro
dei bambini di S. Costantino nella loro
scuola. Invece, nella riunione del 17 gennaio, il Commissario Prefettizia, nel
ribadire l’incessante impegno profuso, sottolineava
che i lavori di adeguamento del plesso di S. Leo sarebbero proseguiti con la
sistemazione dei bagni e la tinteggiatura dei locali. In sostanza, da quanto
detto, emergeva che i disagi per i bambini delle elementari, allocati nell’ANAP,
sarebbero
proseguiti almeno fino a febbraio inoltrato. Nulla emergeva di concreto
rispetto all’attivazione del servizio mensa.
Noi genitori riteniamo che la situazione
versi in una fase di perdurante e preoccupante stallo, l’arrivo dell’inverno e
del freddo, la mancanza della mensa, le difficoltà di accesso ai servizi
igienici per i bambini delle elementari, la mancanza del riscaldamento per la
quasi totalità degli alunni, la reiterata mancanza di tempi certi, ci inducono
a chiedere un Suo autorevole intervento.
Il 4 novembre scorso, in occasione
della Festa dei Caduti e delle Forze Armate, nella Chiesa Matrice di Briatico Lei
disse, con profondo senso dello Stato, che per l’affermazione della legalità
occorreva l’aiuto responsabile di tutti. Il Commissario Prefettizio sostenne,
in quella stessa occasione, la necessità di collaborare per riportare il paese
alla normalità.
Nel rivolgerLe questa richiesta dimostriamo
di sposare appieno le considerazioni fatte in quell’occasione e Le
chiediamo a viva voce, invocando il Suo altissimo ruolo istituzionale di
rappresentante dello Stato, di farsi interprete dei nostri sentimenti di
accorata preoccupazione e di intercedere nei confronti degli Organi di Governo,
che amministrano questa delicata fase del nostro comune, affinché senza
esitazioni diano priorità ai bisogni degli alunni della scuola di Briatico
ripristinando le ordinarie condizioni di vita scolastica.
Le chiediamo infine, se esigenze di
chiarimenti ed approfondimenti inerenti la complessa situazione descritta
dovessero rendersi necessari, la disponibilità istituzionale per un incontro
cui parteciperebbe una delegazione di genitori rappresentativa di tutte le
classi.
I rappresentanti di classe
Cavalli di razza e bardotti
Dei tanti parcheggi politici dell’ultim’ora di sicuro la
Calabria è quello più abusivo. Come se non bastasse già Rosy Bindi, eletta
plebiscitariamente manco fosse nata in Aspromonte nelle scorse primarie
democrat, adesso, cioè ieri sera poco prima delle 20, il Piddielle ha calato
l’asso di bastoni. Che in gergo locale, da non confondersi, anche se
sembrerebbe, con “lato Berlusconi”, significa “metterlo prepotentemente nel
lato B”. Scilipoti finalmente ha preso la cittadinanza ultra meridionale. Un
vero primato. Roba da porcellum. Porcellum e promesse mantenute. Perché se è
vero, com’è vero, che il cosiddetto “responsabile” (o “salva-culi” che di dir
si voglia) è riuscito nell’impresa di tenere a galla per qualche altro mese il
governo ante-Monti, è altrettanto vero che il tornaconto richiesto per tale
gesto è stata senza dubbio la riconferma parlamentare. Anzi, Quirinale.
La notizia di Scilipoti l’Africano in Calabria circolava già
dalle prime ore del mattino. I big locali, con in testa il governatùr Giuseppe
Scopelliti, hanno improvvisamente messo mano ai telefoni per bestemmiare in
faccia ad Angelino Alfano, contestando l’inatteso regalo del loro principale.
Addirittura, il cosiddetto “responsabile di fine seconda repubblica”, avrebbe
dovuto posizionarsi nella prima piazza regionale, davanti a pezzi da 90 come il
mammasantissima Tonino Gentile e l’assessoressimo “rrriggitanu” Antonio Caridi.
Poi, finalmente, lo scatto d’orgoglio del popolo oppresso. “Eh no – avranno
bisbigliato bestemmiando sottovoce gli scalzati pidiellini – a tutto c’è un
limite. Scipilo, Scilito, Scilicomecazzosi chiama no. Almeno si fosse portato
la Tommasi, giustu u ndi facimu l’occhji”. Breve riunione del coordinamento,
presa di coraggio e via. “Governatùr pensaci tu”. Ed ecco la magia. Alle ore 20
in punto il buon Mimmo viene piazzato in sesta posizione. Utile ancora certo,
perché in Calabria, evidentemente, gli Scopelliti and friends hanno certezza
scientifica dei loro consensi.
Storie quotidiane di sottomissioni meridionali. Succede così
da 150 anni. E pensare che Scopelliti ce l’aveva messa tutta per ridare un filo
di dignità e moralità al partito, regalandosi appena qualche giorno fa una
Scopelliti buona che, per l’appunto e a dispetto del cognome, non è neanche
lontanamente parente. Rosanna, figlia del giudice Antonino Scopelliti ammazzato
dalla ‘ndrangheta su ordine di Cosa Nostra nel 1991, è ad honoris cause nelle
liste per la Camera al secondo posto. Praticamente con due piedi in Parlamento.
Lei, da ingenua inesperta qual è, ha dichiarato felicemente di “voler dare voce
alla parte onesta della Calabria ad oggi poco considerata”. E aggiunge,
disconoscendo totalmente la sua blindata elezioni, “qualora lo
vorranno”.Intanto, per far capire al mondo intero la sua posizione in merito al
conflitto di interessi, la Scopelliti buona si licenzia subito dal
coordinamento del movimento antimafia “E adesso ammazzateci tutti”.
Ma ritornando all’uomo per tutte le stagioni, ovvero Mimmo “
‘o responsabile ”, capace in un attimo di offuscare la verginità ritrovata del
Pdl calabrese, è davvero troppo facile intuire come lo stesso sia il vero
scheletro negli armadi della nascitura Terza Repubblica. Persino più di Dorina
Bianchi nota esponente del “PddL” (Partito democratico della Libertà) e nata
politicamente per caso nel 2001 all’interno di una lista civetta chiamata
niente meno che “Abolizione Scorporo”. Un centro-destra, insomma, che – malgrado
alcuni lo pensassero incapace di stupire gli italiani – ha nuovamente stupito
il bel Paese, piazzando sul mercato elettorale alcuni personaggi. Più simili a
dei bardotti che a dei cavalli di razza.
Angelo De Luca
mercoledì 23 gennaio 2013
Scontro tra due auto quattro feriti
Due automobili si sono scontrate frontalmente lungo la statale 18 Tirrena inferiore, ad Acconia di Curinga.
Due automobili
si sono scontrate frontalmente lungo la statale 18 Tirrena inferiore,
ad Acconia di Curinga. Nell'incidente sono rimaste ferite quattro
persone, due delle quali sono state soccorse con l'eliambulanza e
portate in ospedale. Sul posto sono intervenuti il personale dell'Anas
per la gestione della viabilità ed i carabinieri. Il traffico è
temporaneamente deviato sulla viabilità secondaria. (ANSA).
lunedì 21 gennaio 2013
Don Gatano ti da una mano...
Il pluritrasformista della politica locale, Gaetano Ottavio Bruni, ritorna "leader maximo" di un partito ed è pronto a fare il botto di consensi per l'Udc di Monti e Casini. Stillitani? Già dimenticato.
Francescantonio Stillitani e Gaetano Ottavio Bruni hanno qualcosa in comune: entrambi hanno sbattuto la porta al proprio partito per questione di nomine. Al primo non è bastata l’idea di stare al terzo posto nelle liste Udc alla Camera, mentre al secondo non è andata giù la scelta calata dall’alto di mettere al suo posto, nelle liste Senato per la Calabria del 2008, tale Daniela Mazzuconi da Usmate Velate. Entrambi , mal sopportando l’esclusione, hanno così deciso di tagliare la corda. E se per Stillitani il futuro ancora è incerto, con un posto di assessore lasciatogli “con amicizia e stima” per qualche altra settimana in stand-by, per Bruni, al contrario, l’allora uscita volontaria dal Pd è risultata invece come una rinnovata verginità. Che per un uomo in trincea dal 1975, ovvero già quattro anni prima di Margaret Thatcher, è decisamente un elisir vitale. Ora, da quando verrà formalmente incaricato, ovvero già dal dopo elezioni nonostante le bocche cucite dei suoi superiori, il suo lavoro sarà quello di ricostruire le linee guida di un partito fin qui assente o quasi dalle scene della politica locale. Un compito sulla carta facile, ma nella pratica non così tanto, viste le tante anime presenti sul territorio più o meno vogliose di posti al sole e privilegi da casta. Certo, lo scudocrociato vibonese non è, al pari di quello nazionale o cosentino, un blocco monolitico di parenti e famigliari, ma è senza dubbio un luogo di altrettante prime donne. Che poi in fondo è la stessa storia.
Un uomo dalla gestione scientifica del consenso
Che Gaetano Ottavio Bruni sia, come scritto da “il Foglio” in un articolo del 2006, “una macchina da guerra elettorale che da solo vale il 62 per cento dei voti in provincia di Vibo Valentia” del resto è un fatto noto a chiunque. Ragion per cui l’Udc potrebbe considerare l’uscita dalla porta principale di Francescantonio Stillitani decisamente indolore. Due leader, diversi inoltre fra loro soprattutto nell’interpretazione gestionale di un partito, non sono mai buoni. E se c’è da scegliere, specialmente quando qualcuno si autoesclude per ragioni di poltrona mancata, è logico che a vincere sarà colui il quale garantisce tranquillità numeriche. Infatti, la matematica non sarà per nulla sfuggita ai vertici del partito regionale, che già da sabato mattina ha dato contemporaneamente il congedo con tanto di “grazie” al dimissionario Stillitani per dare, senza ancora formalizzare niente, il benvenuto a mister 7 mila preferenze, ovvero Bruni. Lui, il cavallo di razza pluridecorato della politica vibonese, sedutosi da ultimo arrivato ai margini di un tavolo di presidenza carico di esponenti di primissimo piano, ha preferito il silenzio, lasciando parola ai Trematerra e a Roberto Occhiuto, rispettivamente padre, figlio e spirito santo dello scudocrociato nostrano. Solo due parole, lapidarie, per rispondere alla domande rivoltegli: “Ho perso la battaglia, ma vincerò la guerra”. E a quale battaglia e a quale guerra il buon Gaetano abbia fatto riferimento non è dato sapere. E’ risaputa, invece, la consapevolezza di avere in mano lo strumento per fare dovunque bella figura. E le truppe cammellate stanno sempre li a testimoniarlo.
Un po’ di Bruni al giorno leva gli “amici” di torno…
Di sicuro, però, c’è che da quando ha riproposto la logica dell’entrismo nell’Udc vibonese si è scatenato l’inferno. Prima la promessa di fare battaglia in consiglio comunale, persa sul piano politico ma vinta sul piano della coerenza, poi quella alla Provincia con il suo prepotente zampino nella caduta dell’amministrazione De Nisi e infine l’autosospensione del personaggio più rappresentativo, nel quale sicuramente Bruni non è di certo un responsabile, ma che d’altra parte non può non essere visto, specialmente dallo stesso Bruni, come un grande regalo di Natale posticipato. Forse non si aspettava nemmeno lui di prendere in mano così facilmente la squadra, risparmiandosi così la fatica di quello che in realtà sarebbe stato a lungo andare un obiettivo comunque prefissato dall'inizio. Perché è chiaro che un uomo carico di consensi a destra e manca non sposerà mai un progetto politico per il solo gusto di fare, appunto, politica militante. Il leader, alla fine della corsa, dev’essere uno soltanto. E il leader, ovunque egli sia andato e portandosi a spasso gli stessi 7 mila e passa voti, è stato sempre lui.
Angelo De Luca
domenica 20 gennaio 2013
Elezioni, in Calabria il Pdl degli inquisiti candida un simbolo dell’antimafia
Rosanna Scopelliti, figlia 29enne del giudice ucciso nel 1991, sarà seconda in lista alla Camera dopo il segretario Alfano. E' una delle fondatrici dell'associazione Ammazzateci tutti, ma ha scelto di correre su invito del governatore (indagato) nel partito che ha governato il Comune di Reggio, sciolto per mafia
di Lucio Musolino
In una Calabria dove il Partito democratico non riesce a trovare lo spazio in lista per i sindaci antimafia e per uno dei più esperti studiosi della ‘ndrangheta come Enzo Ciconte, il governatore Giuseppe Scopelliti cala l’asso e sorprende tutti. Candida Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonino Scopelliti ucciso nel 1991 alla vigilia del maxi processo a Cosa nostra. Il presidente della Regione e coordinatore calabrese del Popolo della Libertà punta sulla la faccia pulita di Rosanna Scopelliti anche per coprire le contraddizioni sue e del suo partito.
Come lo scioglimento
del Comune di Reggio Calabria per contiguità mafiose e la gestione economica
della sua amministrazione che ha prosciugato le casse di Palazzo San Giorgio
portandole a un pre-dissesto.
Ma anche le numerose inchieste della Procura
che hanno infilato nel tritacarne giudiziario alcuni “Peppe boys”
finiti in manette (come i consiglieri regionali Santi Zappalà, Franco
Morelli e Antonio Rappoccio), l’arresto di un altro consigliere
comunale, Pino Plutino, che aveva rapporti con le cosche della città
dello Stretto, lo scioglimento di una società mista infiltrata dalla
famiglia mafiosa Tegano, un’indagine della Dda che ha travolto la municipalizzata di Reggio che si occupa della raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Le liste del Pdl sono ancora blindate e lo saranno fino a domani mattina quando Luciana Scalzi, caposegreteria di Denis Verdini,
presenterà a Catanzaro gli elenchi dei candidati in Calabria in cui il
nome di Rosanna Scopelliti è al secondo posto, proprio dietro Angelino Alfano.
È stata la ragazza di 29 anni a confermare il suo futuro impegno
politico: «Ho accettato la proposta fattami in persona dal governatore
Giuseppe Scopelliti di candidarmi alla Camera dei Deputati con il Popolo
della libertà. Onestamente devo dire che sono veramente grata a chi ha
inteso dare voce, attraverso di me, a tutta quella fetta importante
della società civile calabrese che purtroppo, troppo spesso, non è stata
tenuta nella dovuta considerazione. Spero, se i cittadini lo vorranno,
di poter rappresentare al meglio la Calabria onesta in Parlamento.
Ringrazio il governatore Scopelliti. Lo ringrazio perché sta
intraprendendo un percorso coraggioso per il rinnovamento e la moralità
nella politica».
La figlia di Scopelliti, che assieme ad Aldo Pecora ha fondato l’associazione antimafia “Ammazzateci tutti”,
non è mai intervenuta sulla decisione del governo Monti di sciogliere
il Comune di Reggio. Oggi è candidata dal governatore della Calabria di
cui parlano cinque pentiti di ‘ndrangheta, le cui dichiarazioni non
hanno però portato alla sua iscrizione nel registro degli indagati per
reati di mafia.
Giuseppe Scopelliti è tuttavia
imputato per falso e abuso di ufficio nel processo sul “caso Fallara”,
che prende il nome dalla dirigente del Comune morta nel dicembre 2010
dopo avere ingerito acido muriatico. Uno dei principali collaboratori di
giustizia, Roberto Moio, ha parlato di politica spiegando al pm Giuseppe Lombardo
che «la ‘ndrangheta a Reggio vota a destra». Quella stessa destra in
cui oggi si candida Rosanna Scopelliti che, alle domande sulla sua
candidatura, risponde all’Ansa: «Pare che il mio nome sia in posizione
apicale. Per me è un onore ed un onere ancora più grande. Questo
significa che l’impegno del governatore Scopelliti e quello del Pdl a
voler concretamente accelerare questo percorso virtuoso di cambiamento è
dimostrato concretamente nei fatti e non soltanto a parole».
Portato
a casa uno dei baluardi dell’antimafia calabrese, il Pdl può riprendere
la trattativa per gli altri posti alla Camera e al Senato. A proposito
tra i nomi che circolano c’è quello del sindaco Demi Arena
(quello dello scioglimento del Comune) che, alla fine potrebbe
rinunciare se gli venisse garantito un posto in giunta regionale nel
caso di elezione al Senato di Antonio Caridi,
l’assessore alle Attività economiche e produttive il cui nome compare,
oltre che nei verbali del pentito Giovanbattista Fracapane, anche nelle
carte della Dda di Genova che stava indagando sulla cosca Raso-Gullace-Albanese.
Sempre nella giunta regionale calabrese, nelle prossime ore si potrebbe liberare il posto del sottosegretario Alberto Sarra,
oggi uomo fidatissimo di Scopelliti. Devastante il concetto che hanno
di lui i pm di Milano che riflettendo su personaggio politico Sarra,
avevano scritto nell’ordinanza contro la famiglia Lampada legata alla cosca Condello:
«Con un simile quadro ci si aspetterebbe che nessuno possa neppure
pensare di intraprendere o proseguire una carriera nella gestione della
cosa pubblica. Evidentemente si tratta di aspettativa ingenua. Per
diversi anni Sarra costituirà uno dei principali punti di riferimento
politico per i Lampada».
L’Udc incassa il colpo e richiama la base all’unità
Il segretario regionale Trematerra rinnova l’invito all’ex assessore Stillitani di ritornare sui suoi passi: lo stimo perchè è una persona leale e onesta. Messa a punto la macchina elettorale che vede in prima linea candidati, amministratori e dirigenti.
Archiviate le dimissioni di Francescantonio
Stillitani, che per la mancata candidatura alla Camera, ha restituito la
delega di assessore e lasciato l’Udc, il segretario regionale Gino
Trematerra ha chiamato a raccolta lo Scudocrociato vibonese per mettere a
punto la macchina organizzativa della campagna elettorale che si
preannuncia particolarmente difficile. “Morto un papa” se ne fa un
altro. Questo l’ha capito il popolo dell’Udc che, galvanizzato dalla
presenza di un uomo forte a livello territoriale come il consigliere
regionale Ottavio Bruni, si è ricompattato attorno al segretario
Trematerra il quale nel suo intervento ha avuto parole di stima e di
elogio nei confronti dell’ex compagno di partito che ha scelto di
sbattere la porta dopo la mancata candidatura al Parlamento. «Sono molto
amareggiato – ha affermato il segretario regionale Trematerra – per la
scelta fatta dall’amico Stillitani. Nei suoi confronti nutro da sempre
una grande stima perchè lo considero un uomo onesto e leale. Nel corso
di questi anni, per quello che ho potuto, lo sempre sostenuto in ogni
sua iniziativa politica ed elettorale. Il mio affetto gliel’ho
manifestato quando è stato il momento di indicarlo come rappresentante
all’interno della giunta Scopelliti. Nei suoi confronti non ho mai
mancato. Mi dispiace adesso di non vederlo più tra noi. A mio avviso –
ha aggiunto – avrebbe dovuto evitare di fare una scelta così drastica.
Penso che la decisione di abbandonare il partito, che ha contribuito a
costruire insieme a noi, è stata frettolosa. In politica queste
situazioni si possono verificare. Doveva stare insieme a noi per
combattere questa battaglia sui valori. Un territorio come quello
vibonese aveva bisogno anche e soprattutto di lui. Capisco il suo stato
d’animo per questo la nostra porta è sempre aperta. La candidatura per
lui non è arrivata perchè è dipeso soprattutto da Roma». Il segretario
Trematerra, dopo aver per l’ennesima volta teso la mano all’ex assessore
Stillitani, ha serrato i ranghi per parlare di campagna elettorale.
«Dobbiamo proseguire la nostra campagna elettorale che ci deve vedere
protagonisti. È una battaglia da vincere per cambiare il Paese e portare
le istanze della nostra regione sul tavolo del nuovo governo nazionale.
Per vincere dobbiamo ritrovare la nostra unità. Ognuno deve portare il
proprio contributo». A richiamare all’unità amministratori, iscritti e
simpatizzanti dell’Unione di Centro sono intervenuti, ieri mattina, al
501 hotel anche l’on. Roberto Occhiuto e il presidente del consiglio
regionale Francesco Talarico, (entrambi candidati alla Camera),
l’assessore regionale Michele Trematerra e Carlo Taccone, (candidati al
Senato), Sabrina Caglioti e Ottavio Bruni (anche loro in corsa per la
Camera) i quali hanno rimarcato l’importanza della tornata elettorale
che vede l’Udc impegnato a rompere il bipolarismo e il duopolio Pdl-Pd.
Un forte invito ad impegnarsi ancora di più in questa tornata elettorale
è arrivato dall’assessore Trematerra da sempre unito da stretti vincoli
di amicizia all’ex assessore Stillitani. «Faremo di tutto – ha
evidenziato – per vincere. L’apporto dell’amico Stillitani sarebbe stato
ancora più determinante».
http://www.gazzettadelsud.it/news//31168/L-Udc-incassa-il--.html
giovedì 17 gennaio 2013
Tre arresti per incendio lido La Playa
I carabinieri della
Compagnia di Vibo Valentia, in esecuzione ad ordinanza di custodia
cautelare in carcere, hanno arrestato nel pomeriggio tre persone tutte
residenti nella frazione Marina. I tre sono accusati di incendio doloso
in concorso quali presunti responsabili dell'incendio avvenuto il 18
ottobre scorso sulla spiaggia di Vibo Marina ai danni del lido "La
Playa"
I carabinieri della Compagnia di Vibo
Valentia, in esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere,
hanno arrestato nel pomeriggio Andrea Pugliese, di 19 anni, Vincenzo
Rubini (29) e Alfredo Vacatello (40), tutti residenti nella frazione
Marina. I tre sono accusati di incendio doloso in concorso quali
presunti responsabili dell'incendio avvenuto il 18 ottobre scorso sulla
spiaggia di Vibo Marina ai danni del lido "La Playa". Nella circostanza
le fiamme si propagarono ad uno stabilimento balneare vicino che rimase
danneggiato. I particolari dell'operazione saranno illustrati domattina
in una conferenza stampa. (ANSA)
Arriva dall'ufficio di gabinetto del ministro il subcommissario per la Provincia di Vibo
Il
Viceprefetto Francesco Massidda, in servizio nell’Ufficio di gabinetto
del Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, è stato nominato, con
decreto prefettizio, subcommissario della Provincia di Vibo Valentia. Sarà il vicario di Mario Ciclosi
VIBO
VALENTIA – Il Viceprefetto Francesco Massidda, in servizio nell’Ufficio
di gabinetto del Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, è stato
nominato, con decreto prefettizio, subcommissario della Provincia di Vibo
Valentia. Massidda coadiuverà, con funzioni di vicario, il Commissario
straordinario Mario Ciclosi, insediatosi il 20 novembre scorso in
seguito allo scioglimento del Consiglio provinciale.
Laureatosi giovanissimo in Giurisprudenza nell’Università
di Napoli – è detto in un comunicato – Massidda si è specializzato in
Diritto Amministrativo e Scienze dell’Amministrazione diventando, a poco
più di 40 anni, Viceprefetto. Da qui una serie di esperienze
professionali significative che lo hanno visto funzionario alla
Prefettura di Rovigo, capo Gabinetto alla Prefettura dell’Aquila, vice
Prefetto Vicario alla Prefettura di Vercelli e capo di gabinetto alla
Prefettura di Firenze. Autore di pubblicazioni sull'iter di scioglimento
dei Consigli comunali e provinciali, per la casa editrice Noccioli,
Francesco Massidda è stato, inoltre, Commissario straordinario e
prefettizio in diversi Comuni. Ha ricoperto, nel periodo dell’emergenza
rifiuti in Campania, il ruolo di vice capo missione degli Affari Legali,
del Dipartimento di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio
dei Ministri. Insediatosi il Governo Monti – conclude la nota –
Massidda è stato chiamato a far parte del Gabinetto del Ministro
Cancellieri, con compiti di direzione degli uffici Affari generali,
Protezione civile e Diritti sociali.
Il pm chiede 158 anni di carcere per 10 vibonesi
In particolare: Topia e Franzè (20 anni a testa); Galiano e Alessandro Pugliese (17); Della Rocca, Paolì, Giuseppe e Vincenzo Pugliese (15); Galati e Grillo (12). Rito abbreviato, davanti al gup di Reggio, per gli imputati coinvolti nell’operazione “Meta 2010”.
Ammontano a 158 anni di carcere complessivi
le richieste di pena formulate ieri dalla Dda di Reggio Calabria per i
10 vibonesi accusati di narcotraffico su scala internazionale coinvolti
nell’operazione “Meta 2010”, condotta dai carabinieri del comando
provinciale di Roma il 10 novembre 2011 e poi trasferita dalla Dda
capitolina a quella reggina essendo il primo sbarco di cocaina avvenuto
nel porto di Gioia Tauro. Nonostante il rito abbreviato – che comporta
uno sconto di pena pari ad un terzo in caso di condanna – il pm
Alessandra Cerreti ha chiesto al gup distrettuale reggino 20 anni di
reclusione a testa per Giuseppe Topia, 32 anni, di Vibo, residente a
Ionadi (avv. Salvatore Staiano e Domenico Alvaro) e per Antonio Franzè,
34, di Vibo (avv. Francesco Muzzopappa e Staiano). Per Giorgio Galiano,
38 anni, di Vibo (avv. Sergio Rotundo e avv. Muzzopappa) la richiesta di
pena ammonta invece a 17 anni di carcere, mentre 15 anni di reclusione a
testa sono stati avanzati per Antonio Della Rocca, 34, detto “Spillo”,
di Vibo (avv. Muzzopappa) e per Filippo Paolì, 33 anni, di Vibo (avv.
Domenico Ceravolo e Muzzopappa). Richiesta di condanna a 12 anni
ciascuno è stata poi formulata per Giuseppe Galati, 42, di San Calogero
(avv. Muzzopappa e Francesco Lojacono) e per Francesco Grillo, 41, di
Paradisoni di Briatico (avv. Antonio Crudo e Bruno Ganino). Infine, 15
anni a testa è la richiesta per Giuseppe Pugliese, 59 anni, di Sciconi
di Briatico (avv. Giovanni Vecchio e Giuseppe Bagnato) ed il figlio
Vincenzo, 37 anni (avv. Vecchio), mentre a 17 anni di carcere ammonta la
richiesta avanzata per Alessandro Pugliese, 36 anni, (avv. Vecchio),
altro figlio di Giuseppe. Secondo l’accusa, i 10 vibonesi avrebbero
fatto parte dell’organizzazione diretta da Vincenzo Barbieri, il broker
della droga ucciso a San Calogero il 12 marzo del 2011. L’operazione
“Meta”ha quindi portato ad uno dei più grossi sequestri di cocaina mai
effettuati negli ultimi 20 anni in Europa. Ben 2.200 chili di sostanza
stupefacente – del valore complessivo di 500 milioni di euro una volta
immessa sul mercato – sono stati infatti bruciati dai carabinieri nel
marzo dello scorso anno nel termovalorizzatore per rifiuti speciali
ospedalieri di Roma. Oltre ai due carichi sequestrati – uno di mille
chili ed un altro di 1.200 chili –, al centro delle contestazioni vi
sono pure due tentativi di importazione di cocaina via area, di cui uno
quantificato in 400 chili di stupefacente. Dopo l’omicidio di Barbieri,
al vertice del gruppo si sarebbero posti, ad avviso del pm, Giuseppe
Topia, Giorgio Galiano (genero di Barbieri), e Antonio Franzè, alias
“Platinì. In particolare, i tre vibonesi avrebbero dato le direttive
agli altri associati per la realizzazione delle importazioni di
stupefacenti e per la spedizione del materiale di copertura, decidendo
le strategie da adottare in occasione delle criticità e prendendo
contatti con i fornitori sudamericani attraverso la famiglia Pugliese di
Briatico. Giuseppe Topia, inoltre, sarebbe stato sino al 12 marzo 2011
in costante contatto con Barbieri recandosi in numerose occasioni a Vibo
ed a Bologna per incontrare personalmente il broker della cocaina e
conferire con lui in ordine a tutte le questioni inerenti le transazioni
illecite in corso, gestendo pure la fase di individuazione dei siti per
lo stoccaggio provvisorio della cocaina. Giuseppe e Vincenzo Pugliese
avrebbero quindi rappresentato, secondo l’accusa, lo “snodo” fra i
colombiani ed i vertici dell’organizzazione italiana ed entrambi
sarebbero stati impegnati nel trasferimento del denaro all’estero in
cambio dello stupefacente. Alessandro Pugliese, invece, stabilitosi in
Colombia, nella zona di Meta, sarebbe entrato in contatto con il narcos
Guerrero Castillo Olivero. Giuseppe Galati sarebbe stato poi un «uomo di
fiducia di Barbieri, curando i contatti con gli acquirenti dello
stupefacente» e nelle intercettazioni viene menzionato «con
l’appellativo di “zita di Francesco”per la sua stretta vicinanza, per
asseriti motivi di affari, a Barbieri Francesco, figlio di Vincenzo».
Infine, Della Rocca avrebbe coadiuvato Franzè «in tutte le attività
illecite», mentre Paolì, rapportandosi con Topia, avrebbe provveduto
alla materiale consegna del denaro. L’associazione, forte di ingenti
capitali, avrebbe operato fra il Vibonese, Bologna, Bari, Milano ed il
Sud America, dal 2010 al giugno del 2011.
mercoledì 16 gennaio 2013
Bersani, nuovo Governo aiutera' Calabria
(ANSA) - CATANZARO, 15 GEN - ''Avremo un Governo nuovo nel
Paese e dara' la mano alla Calabria e a Catanzaro''. Lo ha detto
il segretario Pd Pier Luigi Bersani, oggi a Catanzaro. Bersani
e' stato nel quartiere Jano', interessato da una frana, dove ha
visitato una famiglia di anziani che vive con 2 figli disabili
in una casa collegata alla strada da un ripido viottolo non
accessibile ai mezzi. Dopo una visita al porto di Lido Bersani
ha pranzato con scilatelle e morzello a casa di una famiglia a
Giovino.
http://ansa.it/web/notizie/regioni/calabria/2013/01/15/Bersani-nuovo-Governo-aiutera-Calabria_8078872.html
http://ansa.it/web/notizie/regioni/calabria/2013/01/15/Bersani-nuovo-Governo-aiutera-Calabria_8078872.html
Stillitani lascia l’Udc e la Giunta
L’esponente dell’Esecutivo, che aspirava a una candidatura, non condivide le scelte del suo partito. Sono stati preferiti Trematerra (per il Senato), Occhiuto e Talarico (Camera).
L’assessore regionale al Lavoro
Francescantonio Stillitani ha lasciato il suo partito, l’Udc, e
restituito le deleghe assessorili al presidente della Giunta Giuseppe
Scopelliti. Non condivide le scelte operate per le candidature in vista
delle prossime elezioni politiche. Stillitani sperava in un posto in
lista; l’Udc ha puntato, per i posti “utili”, sul deputato uscente
Roberto Occhiuto e sul presidente del Consiglio regionale Francesco
Talarico alla Camera, e sull’assessore regionale all’Agricoltura Michele
Trematerra al Senato. «Lascio il partito – ha spiegato – non
condividendone più la logica gestionale che ritengo oggettivamente
ingiusta». Nel caso di risultato positivo nelle elezioni di febbraio,
l’Udc sarebbe nei fatti fuori dall'Esecutivo e dalla guida
dell'Assemblea regionale. Per Scopelliti, comunque, resta valido
l’accordo politico che ha portato all'alleanza che governa la Regione
dal 2010. Intanto in sede nazionale, ma con presumibili ripercussioni
locali, esplode il “caso Tassone”: il deputato calabrese, leader storico
dell’Udc catanzarese (la sua prima elezione risale infatti al 1979), è
stato escluso, e lui ha chiesto una riunione urgente del Consiglio
nazionale. Anche nell’Udc, come già accaduto nel Pd, il capoluogo non
esprime candidature “utili”.
lunedì 14 gennaio 2013
Stillitani fuori, l’Udc punta su Caglioti e Bruni
Richieste di candidature in “posizione
utile” partono dagli organismi provinciali dei partiti, in particolar
modo da Udc e Pdl. Segno piuttosto evidente che questa legge elettorale
garantisce solo i vertici delle forze politiche e non certo i territori.
Le tensioni si colgono ovunque. Incandescente la situazione all’interno
dell’Udc dove l’assessore regionale al Lavoro, Francescantonio
Stillitani, che da anni opera per una sua candidatura alle politiche, è
stato tagliato fuori. Il partito non ha tenuto conto di una esplica
richiesta formulata dal segretario provinciale Iconio Massara e dal
consigliere regionale Ottavio Bruni fin dal 18 dicembre scorso, quando i
due dirigenti dell’Udc avevano pensato di sollecitare l’inserimento in
posizione utile dell’assessore regionale Stillitani. In quella lettera
indirizzata al segretario nazionale Lorenzo Cesa, al segretario
organizzativo De Poli e al segretario regionale Gino Trematerra,
spiegavano le ragioni per cui Stillitani meritava di arrivare in
Parlamento: «Stillitani è assessore regionale al Lavoro da maggio 2010,
ed è considerato l’assessore che ha dato più lustro e visibilità
pubblica alla Giunta Scopelliti, attraverso la predisposizione di bandi
pubblici di incentivo al lavoro che hanno dato enorme ossigeno ad una
terra in difficoltà. Con la prima serie di bandi pubblicati da
Stillitani – annotavano Massara e Bruni –sono stati creati circa 6mila
nuovi posti di lavo- ro, mentre sono in fase di pubblicazione ulteriori
10 bandi che porteranno circa 15mila nuovi posti di lavoro». Inoltre,
aggiungevano, «proprio il ruolo che ha brillantemente svolto lo ha
portato ad essere apprezzato su tutto il territorio regionale. Ciò
consentirà – aggiungevano – di aumentare i voti del partito». Inoltre,
il segretario provinciale dell’Udc e il consigliere regionale,
ribadivano che Stillitani «è tra i più antichi militanti di questo
partito sul territorio provinciale, essendo iscritto e fondatore del Ccd
nella provincia a partire dal 1994, ed anche per tale circostanza, è
necessaria la dovuta considerazione, in un’epoca dove l’affidabilità è
un valore da premiare».
sabato 12 gennaio 2013
ULTIMATUM A VIBO VALENTIA
Il Comune nei guai. Iorio: "O si aderisce al fondo di riequilibrio finanziario o sarà matematicamente dissesto". E torna l'incubo...
D'Agostino tra tecnici e professori |
Contrariamente a quanto annunciato qualche giorno fa da sindaco
e assessore al Bilancio, morbidi sulle difficoltà dell’ente e dichiarate però “irreversibili”
dalla Corte dei Conti, finalmente da ieri mattina si può essere sicuri: se non
è default poco ci manca. Altrimenti la presenza del professore universitario
Ettore Iorio, arrivato in città per spiegare la formula magica per uscire dal
pantano finanziario, non avrebbe alcun senso. Il docente Unical ed esperto
economista è, da par suo, pragmatico come tutti i suoi colleghi: “qui c’è un
dissesto messo sotto la polvere”. E che tradotto significa semplicemente: “o si
fa ricorso al fondo di riequilibrio o si cade nel dissesto. Lo scopo – ha spiegato ancora Iorio - è quello di
garantire la possibilità di gestire gli obblighi più urgenti (per esempio il
pagamento degli stipendi) e di evitare che il Comune sia costretto, appunto, a
dichiarare il dissesto”. Evitare, dunque, il baratro ad ogni costo è la
parola d’ordine che l’amministrazione, accompagnata pure dalla minoranza, deve
interiorizzare sin da subito. L’iter da seguire, tra le altre cose, non è
nemmeno così complicato come qualcuno tra i banchi dell’aula pensava, perché
sarà sufficente presentare la delibera di ricorso in modo da avere –
soprattutto per calmare in prima istanza il proiettile in canna della Corte –in
mano la sospensione dei provvedimenti di dissesto e dare così il via alla
richiesta di adesione. Da quel momento, D’Agostino, giunta e consiglio
bipartisan avranno tempo sessanta giorni per presentare un piano di rientro - “serio
e affidabile” – su più fronti e sottoposto, con apposite relazioni, alla
stretta vigilanza semestrale della Corte. Nello specifico, il professore, non
ha, per così dire, decretato ipso facto la
morte finanziaria dell’ente, definendola infatti “ai limiti”, ma ha comunque
intimato gli amministratori e la minoranza a prendere seriamente la questione e
assumere delle “promesse praticabili” che tengano conto di diversi fattori
quali ad esempio la “non dilatazione degli impegni nel quinquennio che verrà”.
In pratica, Iorio ha da subito messo le cose in chiaro, spiegando ai presenti
l’importanza di uno strumento come quello del fondo di riequilibrio, diverso da
altri classici meccanismi di risanamento, quali appunto il dissesto e il
dissesto guidato. Non basterebbero più, dunque, le solite garanzie di facciata
nei confronti della magistratura contabile, storicamente simili a delle
acrobazie aritmetiche e meno avvezze a certezze di entrata, come ad esempio la
messa in vendita di beni patrimoniali, proprio perché se c’è qualcosa che
adesso dev’essere fatto è quella - ad oggi - mancanza di liquidità corrente (e
immediata), indispensabile per riequilibrare quei famosi residui passivi o per,
ancora, riconoscere i debiti. Non si possono più, dunque, trascinare dietro
eredità scomode, forse vera panacea di tutti i mali della pubblica
amministrazione. E i conti passati, presenti e futuri devono essere saldati.
Per ripartire vergini e magari più accorti di prima. Soprattutto per una
questione di onestà nei confronti dei cittadini, veri risanatori degli errori
commessi dai loro rappresentanti. Non a caso, quegli stimati 240 euro ad personam previsti dal fondo dovranno
naturalmente essere restituiti, se non con gli interessi, almeno con una
gradualità costante. Ciò implicherà, purtroppo, un aumento al massimo delle
imposte comunali per un tot di non specificato di anni. Ma tant’è e i nodi,
prima o poi, arrivano sempre al pettine.
Angelo De Luca
venerdì 11 gennaio 2013
Lo strano caso di Parghelia: dietro le dimissioni degli amministratori l'ombra della Commissione d'accesso
Dimissioni improvvise. Spiegazioni improbabili, contraddittorie. Un
copione scritto male, con un sottotesto poco chiaro. Il "caso Parghelia"
è scoppiato ieri, quando il sindaco Maria Brosio ha rassegnato le
dimissioni insieme ai consiglieri comunali di maggioranza. Alla base
della decisione, secondo quanto dichiarato dalla Brosio, ci sarebbe un
articolo di stampa in cui si faceva riferimento ad un componente della
giunta comunale che avrebbe subito delle pressioni nell'esercizio del
suo mandato. L'articolo in questione è stato scritto da Giuseppe Baglivo
sulla Gazzetta del Sud, e il copione scritto male lo vorrebbe
"colpevole" della caduta dell'amministrazione comunale.
Un film già visto: è difficile non pensare che si tratti solo di un
pretesto, di una scusa, di una motivazione raffazzonata per nascondere
la verità all'opinione pubblica e tentare di scaricare colpe inesistenti
sul solito giornalista che, in questo caso, è solo colpevole di fare
bene il suo lavoro.
Nell'articolo di Baglivo era riportato il contenuto dell'ordinanza
del gip distrettuale che il 19 dicembre scorso ha portato a diversi
arresti tra gli uomini del clan La Rosa di Tropea. Operazione "Peter
Pan". Richiamando gli atti dell'inchiesta, veniva data notizia di
presunti condizionamenti nell'assegnazione di appalti del Comune di
Parghelia, con la presunta contropartita in sostegno elettorale da parte
di un soggetto noto alle forze dell'ordine. Ecco, qui il copione
diventa più credibile, ma si ripiomba subito nel surreale con le
dichiarazioni del sindaco: "Sono notizie che gettano un'ombra sul nostro
operato che è sempre stato improntato alla massima trasparenza e
legalità. Considerato che non desideriamo che il nostro operato venga
sminuito da veleni e sospetti che possono altresì danneggiare la
comunità di Parghelia, composta per la maggiorparte da gente onesta e
laboriosa, abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni".
Il sindaco era stato più volte oggetto di intimidazioni anche
gravi. Per come la mette adesso l'amministrazione dimissionaria, quindi,
si dovrebbe dedurre che la politica abbia ceduto alle pressioni, che si
sia arresa, invece di combattere il malaffare. Il che già sarebbe
grave, ma forse meno grave della verità. Gli amministratori si dicono
sereni e tranquilli, certi della bontà e legittimità del loro operato,
ed è proprio qui che dal copione viene fuori il sottotesto: queste
dichiarazioni di serenità arrivano sempre più puntuali, in Calabria e
ancor più nel Vibonese, quando gli amministratori vedono avvicinarsi ai
palazzi municipali le ombre degli investigatori di Procure e Prefetture.
Ed anche in questo caso, si può starne certi, è così. Il sindaco di
Parghelia, evidentemente, ha avuto buonissimi motivi per credere che
dopo l'inchiesta "Peter Pan" la Prefettura avrebbe inviato a Parghelia
la Commissione d'accesso agli atti, noto prologo per un probabile
scioglimento per mafia. Così ha provato a fare gol da centrocampo
all'ultimo minuto: dimissioni in blocco e tentativo di scaricare la
colpa sulla stampa. Un copione scritto male per un film già visto, che
ormai viene riproposto ciclicamente ai cittadini vibonesi. E non c'è mai
un lieto fine.
Sergio Pelaia
giovedì 10 gennaio 2013
Bufera al Comune di Parghelia Sindaco e maggioranza si dimettono
Marialuisa
Brosio annuncia la fine della sua esperienza amministrativa dopo che è
trapelata la notizia che un componente della giunta avrebbe subito delle
pressioni: «Non vogliamo ombre». Di recente il primo cittadino è stato
vittima di intimidazioni e il Municipio è stato danneggiato da una bomba
PARGHELIA (VV) - Il Comune di Parghelia è
nella tempesta e per l'amministrazione guidata da Marialuisa Brosio
sembrano arrivati i titoli di coda. E' lo stesso sindaco a renderlo
noto, in un comunicato nel quale riferisce di aver dato insieme ai
consiglieri di maggioranza, ad eccezione del consigliere Diego
Stacciuoli assente per motivi di lavoro le dimissioni dal proprio
incarico. Tale decisione, «sofferta ed assunta all’unanimità», segue la
notizia, riferita dal sindaco, secondo la quale «un componente della
Giunta che avrebbe subito alcune pressioni nell’esercizio del suo
mandato. Notizie - continua Brosio - che gettano un’ombra sul nostro
operato che è sempre stato impostato alla massima trasparenza e
legalità».
«Considerato - aggiunge il sindaco - che non desideriamo che il
nostro operato venga sminuito da veleni e sospetti che possono altresì
danneggiare la comunità di Parghelia, composta per la maggior parte da
gente onesta e laboriosa, abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni,
che abbiamo già depositato presso la Casa comunale. Tutto ciò che
abbiamo fatto è stato svolto nella massima legalità e trasparenza e ciò
è facilmente verificabile dagli atti. Siamo sereni e tranquilli per il
nostro operato e per come abbiamo amministrato, sempre nell’interesse
della comunità; ai cittadini che ci hanno dato fiducia ribadiamo la
nostra lealtà».
Maria Brosio, che di recente è stata vittima di intimidazioni, seguite tra l'altro alla bomba fatta esplodere al municipio, dichiara anche di ritenersi «serena» e di confidare «nel giudizio e nel buon senso dei cittadini e delle istituzioni».
Maria Brosio, che di recente è stata vittima di intimidazioni, seguite tra l'altro alla bomba fatta esplodere al municipio, dichiara anche di ritenersi «serena» e di confidare «nel giudizio e nel buon senso dei cittadini e delle istituzioni».
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