domenica 27 gennaio 2013

A sei anni dalla scomparsa, per ricordare Federica Monteleone




Federica, morta a 16 anni a seguito di un intervento di appendicite a Vibo



Ricordare Federica. E ricordarla nel migliore dei modi. Fuori la tristezza, dentro l’allegria. L’esempio. L’esempio di una ragazza fermata sul più bello della sua vita, quando le sue passioni crescevano insieme all’impegno e al sacrificio quotidiano. Perché Federica amava ballare e amava scrivere. A passi di danza fino al giorno prima il suo ricovero all’ospedale “Jazzolino” e a colpi di penna su diari e fogli bianchi intrisi di inchiostro rimasto indelebile. E poco importa se nonostante la giovane età Federica aveva già nella bacheca attestazioni accademiche e riconoscimenti al merito. Lei si. Lei avrebbe di sicuro coronato il suo sogno. Così, ieri mattina nell’aula magna del Liceo Scientifico “Berto” di Vibo Valentia, la scuola a lei cara, “la sua – come ha sottolineato mamma coraggio Mary Sorrentino – palestra di vita”, ha voluto regalarle un tributo speciale a sei anni dalla sua scomparsa. Un incontro voluto e sposato sin da subito dalla preside Maria Silvestro, utile per ricordare agli studenti “l’importanza di seguire le proprie passioni”. Proprio come Federica, vittima sacrificale di una terra che dalla sue già tante anomalie è riuscita a svelarne un’altra ancor peggiore. L’appuntamento, iniziato con una serie di balletti della sezione “Federica Monteleone” della scuola di danza “Arabesque” di Vibo Marina, è stato intenso ed emozionante nella sua semplicità. Giovanna Giacco e Sergio Gambino hanno raccontato alla platea l’importanza di “inseguire e coltivare tramite l’impegno giornaliero il piccolo sogno che c’è dentro di noi”. La Giacco, da esperta conoscitrice del mondo dello spettacolo, ha sottolineato la necessità di “prefissarsi innanzitutto degli obiettivi”, prendendo spunto dalla breve, ma significativa, vita della studentessa della “II F”, e “rafforzare giorno per giorno la consapevolezza di potercela fare”. Sergio Gambino, invece, ha voluto concentrare l’attenzione sui problemi del territorio, cercando di insegnare agli studenti l’arte della conoscenza e dell’informazione, perché “è proprio da questi punti che si può creare una rinnovata coscienza collettiva per il cambiamento di questa martoriata regione”. Argomenti, quelli sottolineati da Gambino, che sono poi stati rafforzati dall’intervento finale del naturalista Francesco Bevilacqua, il quale, durante la sua lectio magistralis sull’anima dei non luoghi, ha spiegato con parole e immagini il significato dell’altra Calabria, ovvero di quella terra ancora sconosciuta e vergine. “La Calabria che tutti – ha commentato – dovremmo imparare ad apprezzare e conoscere per carpirne essenza e bellezza”. Degni aggettivi per “sanificare anche la nostra mentre”.

Adèl

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