Dimissioni improvvise. Spiegazioni improbabili, contraddittorie. Un
copione scritto male, con un sottotesto poco chiaro. Il "caso Parghelia"
è scoppiato ieri, quando il sindaco Maria Brosio ha rassegnato le
dimissioni insieme ai consiglieri comunali di maggioranza. Alla base
della decisione, secondo quanto dichiarato dalla Brosio, ci sarebbe un
articolo di stampa in cui si faceva riferimento ad un componente della
giunta comunale che avrebbe subito delle pressioni nell'esercizio del
suo mandato. L'articolo in questione è stato scritto da Giuseppe Baglivo
sulla Gazzetta del Sud, e il copione scritto male lo vorrebbe
"colpevole" della caduta dell'amministrazione comunale.
Un film già visto: è difficile non pensare che si tratti solo di un
pretesto, di una scusa, di una motivazione raffazzonata per nascondere
la verità all'opinione pubblica e tentare di scaricare colpe inesistenti
sul solito giornalista che, in questo caso, è solo colpevole di fare
bene il suo lavoro.
Nell'articolo di Baglivo era riportato il contenuto dell'ordinanza
del gip distrettuale che il 19 dicembre scorso ha portato a diversi
arresti tra gli uomini del clan La Rosa di Tropea. Operazione "Peter
Pan". Richiamando gli atti dell'inchiesta, veniva data notizia di
presunti condizionamenti nell'assegnazione di appalti del Comune di
Parghelia, con la presunta contropartita in sostegno elettorale da parte
di un soggetto noto alle forze dell'ordine. Ecco, qui il copione
diventa più credibile, ma si ripiomba subito nel surreale con le
dichiarazioni del sindaco: "Sono notizie che gettano un'ombra sul nostro
operato che è sempre stato improntato alla massima trasparenza e
legalità. Considerato che non desideriamo che il nostro operato venga
sminuito da veleni e sospetti che possono altresì danneggiare la
comunità di Parghelia, composta per la maggiorparte da gente onesta e
laboriosa, abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni".
Il sindaco era stato più volte oggetto di intimidazioni anche
gravi. Per come la mette adesso l'amministrazione dimissionaria, quindi,
si dovrebbe dedurre che la politica abbia ceduto alle pressioni, che si
sia arresa, invece di combattere il malaffare. Il che già sarebbe
grave, ma forse meno grave della verità. Gli amministratori si dicono
sereni e tranquilli, certi della bontà e legittimità del loro operato,
ed è proprio qui che dal copione viene fuori il sottotesto: queste
dichiarazioni di serenità arrivano sempre più puntuali, in Calabria e
ancor più nel Vibonese, quando gli amministratori vedono avvicinarsi ai
palazzi municipali le ombre degli investigatori di Procure e Prefetture.
Ed anche in questo caso, si può starne certi, è così. Il sindaco di
Parghelia, evidentemente, ha avuto buonissimi motivi per credere che
dopo l'inchiesta "Peter Pan" la Prefettura avrebbe inviato a Parghelia
la Commissione d'accesso agli atti, noto prologo per un probabile
scioglimento per mafia. Così ha provato a fare gol da centrocampo
all'ultimo minuto: dimissioni in blocco e tentativo di scaricare la
colpa sulla stampa. Un copione scritto male per un film già visto, che
ormai viene riproposto ciclicamente ai cittadini vibonesi. E non c'è mai
un lieto fine.
Sergio Pelaia
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