lunedì 7 gennaio 2013

Rischio default nei comuni vibonesi


La Corte dei conti incalza, le amministrazioni resistono. Poi arrivano i dissesti finanziari, veri tsunami sociali.

Quello di raccogliere eredità pesanti da gestire è sicuramente un fatto fin troppo comune a tutte le amministrazioni, tanto da risultare ormai quasi come una normalità deleteria atrofizzata. E i conti non pagati in passato sono al limite della comprensione contabile per ogni nuovo insediato. Certo è che poi, presa visione e contezza dello stato delle casse, appare molto difficile progettare la vita amministrativa. Come se ciò non bastasse, la Corte dei conti, agendo quasi sempre in ritardo rispetto ai tempi presi sotto esame, chiede spiegazioni certamente in maniera seria e autoritaria, che però il più delle volte si concludono con dei nulla di fatto e col mancato-effettivo perseguimento dei responsabili. Un cane che si morde la coda. Infatti, i rimedi tentati quando ormai c’è poco da fare e l’ombra del dissesto finanziario incombe inesorabilmente, si rivelano il più delle volte inutili, dove a pagare il prezzo di una scelta politica coraggiosa sono in realtà tutti i cittadini, veri risanatori, in definitiva, delle scellerate gestioni altrui. In provincia di Vibo Valentia, gli esempi non mancano e anzi vanno a moltiplicarsi.

Briatico, un Comune sommerso da 16 milioni di debito
Uno dei primi enti a soccombere all’accumulo dei debiti pregressi è Briatico. L’amministrazione Prestia, il 28 settembre 2011, nell’impossibilità di garantire i servizi pubblici essenziali si è presa la responsabilità di dichiarare il default, mettendo così i cittadini di fronte ad un futuro di tagli e minore garanzie di servizio. Dalla corposa relazione del revisore Francesco Tigani sono emersi una serie di criticità, insormontabili per un Comune di quasi 5mila abitanti, addebitabili a delle decennali malegestioni finanziarie. Tra gli altri, soprattutto un numero impressionante di debiti cosiddetti “fuori bilancio”, mai riconosciuti per giunta, che hanno contribuito a generare – così come recitava la relazione di allora – “un quadro di insieme estremamente deteriorato”. Da qui, ovvero da questo Comune pilota, è magari possibile oggi prendere degli spunti per risolvere finalmente il problema alla radice: l’abbattimento della politica dei “si” per forza, aggrappata alla necessità dei consensi fino all’ultimo centesimo e anche oltre.

Provincia: una questione ancora aperta
Che l’importanza dei bilanci sia vitale per ogni ente lo chiarisce in maniera fin troppo tangibile l’ultimo episodio accaduto a palazzo “Ex Enel”. Infatti, l’ex presidente Francesco De Nisi ha visto cadere la sua amministrazione proprio in virtù della mancata approvazione del bilancio di previsione 2012. Questo evento ha, fortunatamente in questo caso, visto che l’approvazione del bilancio avrebbe posticipato una crisi finanziaria annunciata da tempo, messo in evidenza una situazione ben più grave di quella immaginara e comunque già attenzionata dalla Corte dei conti. In pochi giorni, il commissario prefettizio Mario Ciclosi è riuscito nell’impresa di approvare non solo il bilancio di previsione 2012, ma di attuare nell’immediato delle accortezze strategico-finanziarie volte a garantire sia la qualità dei servizi essenziali, che il veloce risanamento dell’ente, evitando così di dichiarare quel dissesto che appunto sarebbe nuovamente gravato sulle tasche dei cittadini.

La macchina “infernale” ideata da Manfrida
Progettata la cosiddetta “operazione pulizia residui passivi”, con un accertamento di entrate non riscosse di acqua e tarsu varie stimate in ben 7 milioni di euro da parte dell’ufficio tributi diretto da Nicola Manfrida, l’attesa adesso sarà ovviamente alla modalità di riscossione degli stessi. Una procedura di non facile applicazione, alla luce del fatto che lo stesso titolare dei Tributi ha ammesso la malattia decennale dell’ente, ovvero a partire – secondo una prima ricognizione – dal 2003 e dunque potenzialmente impretendibili per ragioni di prescrizione. Intanto, però, per iniziare a mettere seriamente mano al problema, l’amministrazione D’Agostino si è presa in carico la responsabilità di provvedere a riscuotere quanto dovuto, anche a costo di essere impopolare, e di attuare una politica delle entrate e della spesa più equilibrata. Certo è che dei "600 servizi" in uscita da palazzo “Razza”, e sbandierati con orgoglio da Giuseppe Scianò l’altro ieri, i cittadini non ne sarebbero poi così tanto contenti proprio perché non visibili o ottimali. Ma, aldilà delle pesanti  e puntali critiche, stare tentando di rimettere ordine alle cose è sicuramente un merito, magari ad approvazione non immediata. Fatto sta che il rischio default, finchè è possibile, è sempre meglio evitarlo perché sarà sempre e solo il cittadino a ripagarlo. E al Comune di Vibo - a detta degli amministratori- ci stanno pensando seriamente.
Angelo De Luca

Nessun commento:

Posta un commento